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giovedì 11 luglio 2002







sole24ore
L'audizione del Direttore Generale.

Il Direttore Generale dell'Agenzia del Territorio, Mario Picardi, ascoltato alla Camera dei Deputati, il quattro luglio 2002, dalla VI Commissione Permanente Finanze, nel corso dell'indagine conoscitiva sullo stato dell'ammodernamento dell'amministrazione finanziaria dello Stato.
Si riporta quì di seguito la versione integrale scaricata dal sito della camera dei deputati.










VI COMMISSIONE
FINANZE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA
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Seduta di giovedì 4 luglio 2002

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La seduta comincia alle 11,10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del direttore generale dell'agenzia del territorio

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della riforma dell'amministrazione finanziaria, l'audizione del direttore generale dell'Agenzia del territorio, dottor Mario Picardi. Ringrazio il direttore generale ed i dirigenti dell'Agenzia del territorio per aver accolto l'invito, rivolto a conoscere i loro punti di vista e le loro valutazioni in ordine all'avvio del nuovo assetto dell'agenzia del territorio. L'attività di tale struttura ha avuto inizio, insieme a quella di altre agenzie, il 1° gennaio 2001.
La nostra indagine conoscitiva ha l'obiettivo di verificare le criticità, il funzionamento, l'assetto di questo nuovo modello organizzativo. Abbiamo già svolto alcune audizioni, ascoltando le parti sociali, gli addetti ai lavori (i professionisti, in particolare). In questa fase stiamo incontrando i rappresentanti delle articolazioni amministrative del Ministero dell'economia e delle finanze; in conclusione sarà nostro ospite il ministro dell'economia e delle finanze. Alla luce delle audizioni presenteremo una relazione conclusiva, nella quale evidenzieremo le difficoltà del funzionamento e le soluzioni per rendere la nuova struttura sempre più rispondente alle esigenze dell'amministrazione e dei contribuenti.
Do la parola al dottor Picardi per la relazione introduttiva.

MARIO PICARDI, Direttore generale dell'Agenzia del territorio. Signor presidente, onorevoli deputati, ringraziamo la Commissione finanze per l'opportunità che offre all'Agenzia di rendere partecipe il Parlamento dello sforzo che si è in parte compiuto per la trasformazione di un settore così importante della pubblica amministrazione.
Abbiamo predisposto alcuni documenti, in particolare una memoria complessiva che descrive lo stato della trasformazione attuale. Credo che essa possa costituire un contributo interessante perché raccoglie una serie di dati ed elementi che possono rivelarsi utili al lavoro della Commissione; un altro documento riguarda l'analisi di clima che è stata portata avanti tra il personale nel corso del 2001 ed un ulteriore documento riguarda il decentramento, altro fattore molto importante che condiziona il processo di trasformazione. Svolgerò un breve intervento, perché vorrei ascoltare le domande degli onorevoli ed appagare le loro curiosità scientifiche. Ho avuto modo di leggere il resoconto dell'audizione del collega Ferrara: il suo intervento è stato molto esaustivo ed ha toccato aspetti generali e comuni che riguardano anche noi. Mi asterrò, dunque, dal soffermarmi sugli aspetti generali.
Approfondirò soprattutto le specificità del cambiamento dell'Agenzia del territorio, ricordando anzitutto il travaglio che il personale dell'ex dipartimento del territorio ha subito negli ultimi dieci anni: un travaglio molto forte, fatto di aspettative e di attese, tenuto conto che in meno di dieci anni è stata avviata una concentrazione, non pienamente realizzata, logistica ed operativa delle conservatorie (che provenivano dalla vecchia direzione generale delle imposte dirette) e degli uffici demaniali (che provenivano dalla vecchia direzione generale del demanio) accorpati con i vecchi uffici tecnici erariali, che tradizionalmente si sono occupati di catasto e, nello stesso tempo, anche di attività di ingegneria a servizio della pubblica amministrazione.
Una complicazione maggiore dell'operazione di trasformazione proveniva dalle attese in merito alla conclusione definitiva del processo travagliato che era avvenuto. Sappiamo che il personale costituisce il fattore chiave del successo di ogni operazione di trasformazione: era necessario, dunque, combattere, come stiamo facendo, lo scetticismo: esso, infatti, è pernicioso e distruttivo. Riteniamo (sono sempre molto parco di valutazioni positive) di essere sulla strada giusta: l'analisi di clima condotta nel 2001 (della quale rendiamo conto nel fascicolo intitolato Territorio informa ed in una news letter che con una certa periodicità distribuiamo a tutto il personale, in aggiunta ai normali canali di comunicazione telematici), testimonia le attese del personale. È significativo e sorprendente, anzitutto, che l'analisi di clima abbia registrato un'adesione che non ha precedenti: l'80 per cento del personale ha risposto validamente ad un laborioso questionario (di cui abbiamo assicurato l'anonimato), superando una comprensibile diffidenza.
Il valore fondamentale indicato è il miglioramento della qualità del servizio: il personale non ha rivendicato aumenti retributivi, ma ha soprattutto chiesto di essere posto in grado di migliorare la qualità del servizio offerto ai fruitori.
Il secondo valore scelto è quello dell'arricchimento professionale, la valorizzazione delle proprie capacità. Nell'elaborato consegnato i membri della Commissione, nel capitolo denominato «Personale ed organizzazione» vi è una tabella esplicativa: uno dei vantaggi attesi dall'opera di trasformazione è quello della meritocrazia, cioè la crescita professionale abbinata ad una valutazione operata in base alle capacità di ciascuno. Il risultato dell'analisi è stato una sorpresa che lascia ben sperare nel cammino che abbiamo intrapreso; personalmente temevo lo scetticismo, così come ho temuto, poiché provenivo da ambienti esterni, l'approccio del mio ingresso che, viceversa, è stato ben superato.
L'altra specificità di questa trasformazione è che, certamente, la costituzione e la costruzione anche organizzativa dell'Agenzia del territorio è fortemente condizionata dall'evoluzione del processo di decentramento. I decreti legislativi 31 marzo 1998, n.112, e 30 luglio 1999, n. 300, lasciano ai comuni l'opzione di scegliere l'esercizio diretto delle funzioni anche attraverso la delega all'Agenzia e ciò costituisce, certamente, un fatto che, fino a quando non si scioglierà il nodo opzionale, nonostante tutte le attività che in materia sono state portate avanti molto accuratamente dall'Agenzia, peserà sull'assetto organizzativo e anche logistico. Vi rendete conto che, se teoricamente tutti dovessero scegliere la strada del decentramento diretto, una cosa sarà un'Agenzia con 4 mila persone in meno ed un'altra se, viceversa, il 50 per cento dei comuni dovesse avvalersi della gestione diretta e non della convenzione: questo è un fatto che incide, di cui bisogna tener conto e costituisce, certamente, un elemento significativo.
L'altro elemento significativo è costituito dallo scorporo delle attività demaniali per dar luogo all'Agenzia del demanio. Sussistevano una serie di complicazioni di tipo organizzativo e di disagi che sono stati vissuti serenamente e superati in piena sinergia ed armonia con il vertice dell'Agenzia del demanio e, tuttavia, da questo punto di vista, tale complicazione andava tenuta presente e riteniamo di averla superata in modo efficace. L'ultima specificità è che l'Agenzia del territorio deve essere vissuta come la struttura specialistica detentrice di una serie di banche dati con il compito fondamentale di creare, costituire, mantenere l'anagrafe dei beni immobili, concetto particolarmente esaltato dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300. Ciò significa che la stessa fornisce servizi certamente pubblici ma destinati a cittadini o categorie professionali, allo Stato e agli enti locali perché offre il servizio estremamente importante di contribuire alla determinazione della base imponibile dell'imposizione fiscale diretta ed indiretta, ricollegabile alla titolarità e al trasferimento di diritti immobiliari.
È erogatrice di servizi nel campo dell'Osservatorio del mercato immobiliare, utilizzando peraltro il sottoprodotto particolarmente professionalizzato dell'Osservatorio a favore di enti pubblici ed operatori specializzati e fornendo consulenze, in quanto la legge istitutiva consente di offrire sul mercato i servizi estimativi direttamente ricollegati alla gestione dell'osservatorio del mercato immobiliare. Le conseguenze, quindi, di questi elementi distintivi dell'Agenzia del territorio sono che la stessa può e deve assumere atteggiamenti sempre più assimilabili a quelli di un'azienda, per poter assicurare, nel doveroso rispetto del principio di economicità, una migliore qualità dei servizi ai destinatari ad un costo equilibrato: su tutto ciò ci soffermeremo perché nella nostra memoria abbiamo dedicato un particolare capitolo ad alcuni aspetti significativi sulla gestione economica dell'Agenzia. Mi soffermerò molto poco sulle competenze dell'Agenzia perché do per scontato che tutti sappiano quali siano i suoi compiti. Una delle cose che non è emersa nell'esposizione generale sui caratteri distintivi è la parte fondamentale ed importante dei servizi di pubblicità immobiliare che sono svolti nel prevalente interesse del cittadino.
La gestione del cambiamento è stata avviata già nel corso del 2000 e, quindi, è stata portata avanti regolarmente. Come comitato direttivo, abbiamo licenziato nei termini gli atti fondamentali come lo statuto, il regolamento di contabilità e di amministrazione, e le aree nelle quali siamo principalmente intervenuti, ponendo certamente i presupposti già nel corso del 2000, sono state anzitutto il settore delle risorse umane, privilegiandone il coinvolgimento; l'analisi di cui parlavo prima è certamente un'importante testimonianza. Inoltre, abbiamo svolto interventi significativi nel campo della formazione, della comunicazione (la newsletter ne è un esempio ma sussistono altre iniziative nel campo della comunicazione che proficuamente abbiamo avviato) e sull'aspetto delle risorse umane (che poi tratterò nella parte conclusiva). Indubbiamente non riteniamo di aver dato già una risposta positiva alle attese del personale per tutta una serie di rigidità strutturali che speriamo il contratto di comparto possa superare. Tuttavia, una delle cose su cui insieme ai colleghi abbiamo molto sofferto e che viene rivendicata dal personale è, anzitutto, mettere la persona giusta al posto giusto: si tratta di un'aspirazione del personale ma anche e soprattutto del vertice dell'Agenzia e ritengo anche del nostro azionista di riferimento, cioè lo Stato. Vorrei riferirvi con particolari l'esperienza drammatica vissuta nel momento in cui abbiamo accolto gli esiti di vecchi concorsi per la dirigenza, quando nel corso del 2001 abbiamo dovuto farci carico di accogliere novanta, cento dirigenti provenienti da altri settori della pubblica amministrazione ad esito di concorsi che si trascinavano da circa dieci anni (i famosi concorso dei 999, dei 164 e dei 147).
Abbiamo fatto il possibile per risolvere questo problema, la cui soluzione ci è stata imposta perché quando siamo andati ad individuare le professionalità delle persone - tutte meritevoli perché avevano vinto un concorso -, non erano assolutamente coincidenti con quelle di cui aveva bisogno l'Agenzia del territorio e, se mi consentite, in una fase di trasformazione e di cambiamento in cui bisognava privilegiare determinate professionalità, questo è stato un fatto molto penalizzante. In futuro noi vorremmo, con l'ausilio del Parlamento e della contrattualistica, poter governare meglio tali fatti e, quindi, ovviare ad inconvenienti di questo tipo.
Tuttavia, in questa situazione ci siamo trovati nella necessità di assegnare questi posti disponibili con criteri analoghi al concorso per notai o per magistrati, prendendo l'elenco delle nostre sedi disponibili e facendo scegliere le stesse, dato che, da parte nostra, sarebbe stato materialmente impossibile farlo in base alle professionalità. Ritengo che questo sia un fatto molto grave e ho il dovere di segnalarlo come criticità che indubbiamente pesa in maniera rilevante e che va contro quello che, nell'analisi precedente, lo stesso personale indica nelle sue attese.
Un aspetto molto positivo da valutare riguarda l'introduzione di una precisa metodologia di lavoro, il program management: superando i limiti di un'organizzazione molto gerarchizzata, esso consente, soprattutto in fasi transitorie, di cambiamento, di lavorare per progetti, assegnati a dirigenti singoli o in gruppo, assicurando visibilità alle strutture di vertice, in termini di avanzamento, di costi e risorse assegnate. Questo è un fatto estremamente positivo, vissuto molto favorevolmente
dal personale e della dirigenza, che ha dato già dei risultati assai interessanti. È stato dunque creato un «albero» di progetti, si è provveduto a determinare una serie di priorità, prima tra tutte la costruzione dell'anagrafe dei beni immobili, a nostro parere il core business del sistema, costituendo «la banca dati delle banche dati» - passatemi anche questa espressione - alla quale noi dobbiamo tendere, compatibilmente, per arricchire e favorire il processo di decentramento.
La metodologia del program management consente non solo di censire i carichi di lavoro arretrati e accumulati in tutta una serie di attività, ma di affrontare i medesimi in maniera risolutiva, innanzitutto individuando tutte le sedi di lavorazione in arretrato.
I risultati sono stati molto significativi, solo tenendo conto che già alla fine del 2002 riusciremo, in sessanta uffici su cento, a non avere più carichi di lavoro arretrati, quanto meno nelle volture. Tra la fine del 2003 e l'inizio del 2004 potremo azzerare tutti i carichi di lavoro arretrati. Questa è un'opera di lavoro fondamentale, sia per accelerare il processo di decentramento sia, soprattutto, per migliorare la qualità del servizio, procedendo verso l'obiettivo dell'equità, della perequazione fiscale, la quale deve essere assicurata da una trasformazione radicale del processo di revisione degli estimi, ma non può prescindere da un corretto funzionamento della banca dati: se questa, infatti, non è compiutamente strutturata, risultando inidonea a fornire i parametri di riferimento, su che cosa potrebbe essere applicato anche l'algoritmo che fosse il migliore? In questo senso stiamo lavorando, avendo trovato anche pieno appoggio e solidarietà dell'autorità politica, nel portare avanti tale iniziativa, che riteniamo strumentale a tutta la rimanente progettualità.
Debbo anche dire che, per la costruzione dell'anagrafe dei beni immobili, si è operato innanzitutto con un recupero di efficienza, ricorrendo ad una forte telematizzazione, ma anche e soprattutto, ritengo doveroso dirlo, con l'appoggio e l'apporto di una risorsa professionale straordinaria, costituita da ex lavoratori socialmente utili, impiegati prima, tra la fine del '98 e l'inizio del '99, nel piano straordinario di classamento delle unità immobiliari urbane e poi, con risultati altrettanto positivi, per il progetto, appunto, di costituzione dell'anagrafe.
Abbiamo selezionato personale diplomato e laureato, che ha lavorato bene e lo sta tuttora facendo, formato e assistito dal personale interno: è chiaro che queste unità di personale impiegato si siano create delle attese di inserimento permanente, le quali - e ammetto che questo costituisce un punto di criticità - potranno essere soddisfatte compatibilmente al quadro di decentramento. Evidentemente, una agenzia che deve rendersi efficiente per affrontare il processo di cambiamento in corso, non può facilmente rispondere alle domande di questi lavoratori. In ogni caso, ci stiamo impegnando per trovare delle soluzioni di stabilizzazione che siano compatibili con tale contesto di riferimento.
Quanto ai sistemi gestionali, abbiamo affrontato questo tema, e abbiamo chiuso il bilancio. Certo, è stato gravoso passare dall'indistinta contabilità finanziaria - nei confronti della quale io sono molto critico perché essa non consente di governare i fenomeni economici - ad un più moderno meccanismo contabile di tipo civilistico. In ordine agli aspetti della gestione economica, inoltre, ulteriori passi avanti potranno essere mossi sia per garantire la qualità del servizio sia per rispondere alle attese giustificate del personale e nello stesso tempo anche per rispondere alle domande degli enti locali e dello Stato che ci affida un servizio di grande rilievo.
Il bilancio è stato fatto, il processo è costato molta fatica, siamo riusciti a intervenire quasi esclusivamente utilizzando risorse interne, con qualche limitatissima iniezione esterna che ha svolto un'importante funzione di traino.
Un aiuto significativo ci è pervenuto anche dalla concessionaria Sogei, in un quadro di cooperazione, stabilendosi anche un rinnovato rapporto nel governo dell'informatica. Stiamo tentando di organizzarci quanto più possibile per esprimere correttamente i fabbisogni, e svolgere anche il ruolo di cliente molto esigente e rigoroso nei controlli. La pianificazione è una strategia che sta diventando sempre più nostra: testimone il fatto che nel 2001, rispetto al 2000, abbiamo risparmiato sensibilmente circa il 10 per cento in termini di conduzione del sistema e anche il piano di automazione ha registrato una maggiore correlazione tra gli investimenti, peraltro tagliati, e progetti strategici.
Non mi soffermo sulle linee di sviluppo a medio termine, ma i documenti distribuiti saranno comunque in grado di delucidare le questioni in merito: prego comunque i membri onorevoli della Commissione di consultarli, in quanto le nostre iniziative richiedono appoggio e sostegno del Governo e del Parlamento.
Mi si consenta infine di concludere con qualche nota che vuole mettere in evidenza le zone d'ombra.
Che cosa rileviamo? Anzitutto, una durata eccessivamente breve della convenzione: una convenzione annuale non è altro che un atto di indirizzo, in relazione al quale si lavora molto tempo prima per dimostrare che gli obiettivi sono stati raggiunti. Le risorse dell'Agenzia sono indirizzate prevalentemente all'attività di costruzione della convenzione; 5 o 6 mesi, prima e dopo la fine di dicembre, sono dedicati a questo e le risorse sono, dunque, distratte dall'impegno verso l'attività ordinaria ed i progetti strategici. Si tratta di uno spunto di riflessione che sottoponiamo ai membri della Commissione.
Un altro elemento che vorrei sottolineare è costituito dalla correlazione tra i proventi e i ricavi. Riteniamo che il sistema di trasferimento previsto sia del tipo «a piè di lista»: il Governo, infatti, stabilisce e pone in convenzione che l'Agenzia del territorio debba svolgere la sua attività impiegando circa 450 milioni di euro. Si tratta di un trasferimento che deve essere continuamente difeso, attraverso un impegno di risorse dell'Agenzia. Riteniamo che una correlazione tra proventi e costi più diretta responsabilizzi il management.
Il capitolo sulla gestione economica può fornire alcuni elementi di spiegazione. Nel 2001, l'Agenzia del territorio è costata complessivamente 420-430 milioni di euro, che sono stati riconosciuti con una voce unica e sono stati sottostimati, perché l'Agenzia del territorio soffre di un peccato di origine: nel corso del 2000 sono state distribuite risorse ampiamente sottostimate perché esisteva una certa quota di personale, circa mille persone, assegnata al dipartimento del territorio, ma pagata dalla ragioneria come se provenisse da altre realtà. Sono state, dunque, stanziate minori risorse che, durante l'anno, vengono più o meno sistematicamente integrate, provocando sofferenze a livello di budget.
Come dicevo, l'Agenzia del territorio costa circa 430 milioni di euro: i corrispettivi dei servizi forniti ai cittadini per servizi di pubblicità immobiliare e per le attività catastali ammontano a circa 300 milioni di euro. Sarebbe quantomeno auspicabile che questi proventi venissero assegnati direttamente all'Agenzia del territorio affinché essa li possa governare; così come sarebbe utile individuare il costo giusto dei servizi che l'Agenzia fornisce per conto dello Stato e che fornirà in misura maggiore o minore agli enti locali. Ho illustrato una criticità caratteristica che mi auguro, non so se de iure condendo o in altro modo, possa essere risolta.
L'ultimo tema che vorrei esporre riguarda la rigidità del sistema, di cui ho fornito esemplificazione; speriamo che, anche attraverso la contrattualistica di comparto, si possa trovare una soluzione.
Ringrazio per l'attenzione i membri della Commissione e rinnovo la mia disponibilità a rispondere a quesiti che mi saranno posti.

PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Picardi, soprattutto per la puntuale ed organica disamina dell'agenzia da lui diretta. I membri della Commissione finanze sono sensibili alle problematiche legate al tema della professionalità: conosciamo bene le caratteristiche dell'Agenzia e sappiamo di quali livelli professionali si deve essere in possesso per svolgere compiti di istituto.
Penso che i colleghi interverranno in relazione a questi temi, in particolar modo su quello, che ci sta molto a cuore, dei lavoratori socialmente utili. Come il direttore Picardi ha evidenziato nel suo intervento, essi stanno svolgendo un lavoro egregio che non può in tempi brevi essere sostituito con quello di altri soggetti.
Do ora la parola ai colleghi che volessero intervenire per formulare osservazioni e porre quesiti.

GIORGIO BENVENUTO. Vorrei ringraziare il dottor Picardi per la sua esposizione e per la documentazione che ci ha fornito, chiara, precisa e rispondente alle attese della Commissione.
Ho avuto modo di esprimere le mie congratulazioni per il lavoro svolto per garantire il funzionamento delle agenzie delle entrate. Ho, inoltre, apprezzato la riunione dell'agenzia delle entrate, nella quale si è messo a fuoco il lavoro svolto, che ha rivelato contenuti fortemente innovativi.
Oggi vorrei esprimere le mie congratulazioni al direttore Picardi e ad i suoi collaboratori per il funzionamento dell'Agenzia del territorio e per i risultati positivi ottenuti nel rapporto con i contribuenti e con gli intermediari (non solo con i notai ma anche con gli altri). L'Agenzia del territorio, che si trova in una situazione difficile, ha saputo stabilire un rapporto costruttivo con i contribuenti, dimostrando un impegno positivo del personale.
Ho apprezzato le considerazioni esposte, che considero fondamentali per formulare proposte: non possiamo dire di trovarci nella migliore situazione possibile ed è quindi fondamentale ricevere riflessioni critiche su questioni in relazione alle quali dovremmo avanzare indicazioni.
Mi convincono molto, ad esempio, le proposte sulla durata della convenzione che, se troppo breve, introduce un elemento di eccessiva precarietà e non consente di definire programmi secondo un arco temporale più ampio.
Sono anche convinto che dovremo approfondire elementi di difficoltà dal punto di vista contabile: sarebbe, probabilmente, necessario fornire alle agenzie una maggiore possibilità nella gestione delle professionalità e di forme di mobilità che coincidano con forme di valorizzazione; promuovere agenzie in presenza di troppi elementi di rigidità finisce per non corrispondere alle indicazioni di valorizzazione della professionalità, ottenute dal sondaggio che il direttore richiamava.
Mi ha fatto piacere ascoltare la relazione del dottore Picardi, al fine non solo di confermare il modello dell'Agenzia come risulta evidente dalle audizioni svolte) ma anche di compiere un passo avanti formulando proposte che consentano all'agenzia stessa di poter operare meglio.
Vorrei esporre in modo rapido tre questioni.
Una prima questione è il rapporto tra l'Agenzia e i comuni perché in questo caso - non chiedo un giudizio politico - ci troviamo in una situazione continua. Nel corso delle audizioni sono scaturite delle forti preoccupazioni dal personale - se non ricordo male, particolarmente la CISL - che vede in questa forma di decentramento la preoccupazione di rimettere in discussione un assetto dell'Agenzia. Semmai, mi riferisco a questo atteggiamento un po' nevrotico che sussiste in Parlamento perché oscilliamo da forme di decentramento sul territorio ad una nuova centralizzazione, dato che giace al Senato una proposta di legge sottoscritta da molti senatori che parla di un ritorno della gestione del catasto in una sede fortemente centrale.
Come sta andando questo rapporto con i comuni? Volevo avere un ulteriore giudizio su tale questione e qualche elemento di riflessione critica sulla vostra esperienza che, per noi, può costituire un'indicazione. La seconda questione è relativa al problema - che è legato anche al futuro dell'Agenzia in rapporto con i comuni - dei lavoratori socialmente utili. Do atto delle argomentazioni che sono contenute nella relazione, però questo problema è talmente delicato che non possiamo continuare ad affrontarlo ogni anno in occasione del legge finanziaria chiedendo la proroga. Siccome si tratta di personale qualificato ed è un problema di precarietà, non si possono chiedere all'Agenzia grandi servizi ed impegni quando, poi, bisogna fare i conti o con il blocco degli organici - dal punto di vista professionale voi avete avuto la seconda scelta - o con il problema molto delicato dei lavoratori socialmente utili (tale problema sussiste sia al Ministero della giustizia che in quello dei beni e delle attività culturali).
So che avevate stipulato l'accordo sino ad aprile e, poi, la Corte dei conti l'ha «retrocesso» fino alla fine di dicembre. Ho sentito le affermazioni che sono state avanzate in questa sede e vorrei avere qualche elemento di maggiore valutazione sulla professionalità delle persone che sono state occupate e che stanno svolgendo questo lavoro.
Per quanto riguarda la valorizzazione delle professionalità del personale, ci possono essere delle vostre indicazioni più precise? Siccome l'Agenzia del territorio è una realtà particolarmente importante, ritengo che sia necessario investire in questa direzione: sussistono tutti gli strumenti di flessibilità o occorre qualcosa di più?

ALFIERO GRANDI. Anch'io mi associo alle argomentazioni dell'onorevole Benvenuto sulla valutazione e sull'impegno dell'Agenzia e ciò si vede anche dai materiali che sono stati consegnati. Vorrei discutere degli orientamenti tesi a rimettere in discussione il ruolo dell'Agenzia, cioè tornare al vecchio. Trovo paradossale tutto ciò perché ricordo che in una lettera che il ministro Tremonti inviò, più o meno a settembre dell'anno scorso, alle Commissioni delle due Camere - credo che sia stato il primo atto con cui si è rivolto al Parlamento -, l'Agenzia del territorio era l'unico punto di continuità con la precedente legislatura e con i precedenti Governi. Su altre questioni si capiva e non si capiva, sussistevano delle riflessioni ma su quella relativa all'Agenzia del territorio - e, in particolare, sull'azione di decentramento della stessa - il ministro Tremonti era stato già allora molto chiaro. Tant'è vero che, quando abbiamo presentato una proposta di risoluzione che faceva il punto sull'evoluzione, sulle prospettive e sull'orientamento dell'Agenzia del territorio, la nostra proposta di deputati dell'opposizione (oltre al sottoscritto, Benvenuto, Pistone ed altri) trovò, sia da parte dei deputati della maggioranza e, cosa importante, anche da parte del ministro e del Governo, un atteggiamento positivo.
Quella risoluzione è agli atti, è un atto parlamentare, ma poi è arrivata una lettera di risposta degli uffici del dipartimento delle politiche fiscali che agivano in nome e per conto del ministro, sentita l'Agenzia del territorio - anche quello è un atto parlamentare -, in cui si dava atto della risoluzione e si faceva il punto sugli interrogativi, sulle perplessità, sui problemi, cioè sui passaggi che erano stati indicati nella risoluzione stessa.
Tutto ciò era molto significativo perché non capita sovente che una Commissione abbia una sostanziale unità, che maggioranza ed opposizione siano d'accordo con il Governo su un atto di questo tipo, tant'è vero che la Camera fu informata ufficialmente, in nome e per conto del Governo, sull'andamento dei percorsi e dei processi. Tra le altre cose, si potrebbe immaginare che, quando verrà ritenuto opportuno - lo dico in questo clima positivo, per iniziativa nostra ma anche di altri parlamentari -, potremmo rifare il punto sull'andamento della situazione in vista del 2004 che, ricordiamo, è un traguardo che ci impegna tutti. Quindi, in materia di catasto e di ruolo dell'Agenzia del territorio, non dico che si dormivano sonni tranquilli, ma sussisteva un clima positivo che, ovviamente, sarà stato utile anche alle strutture dell'Agenzia, al direttore, al consiglio, ai dirigenti e ai lavoratori perché sapevano che sussisteva una continuità di orientamento.
Oggi, siamo di fronte ad iniziative parlamentari che tendono a rimettere tutto ciò in discussione e tale fatto meriterebbe un'attenzione, anche se si tratta di atti parlamentari che non è detto che diventino mai nulla di particolare; tuttavia, essendo sottoscritti da un certo numero di senatori e facendo riferimento a settori della maggioranza, qualche preoccupazione sinceramente me la pongono. Vorrei porre tale problema senza particolare vis polemica, anche perché in altri casi non risparmio mai nulla a nessuno ma, in questa circostanza, prima di aprire una polemica, vorrei capire se sia una cosa seria. Comunque, forse è necessario che il ministro e la maggioranza confermino un orientamento, in modo che anche le legittime iniziative dei parlamentari - a cui nessuno può mettere dei limiti - rimangano consegnate in atti che non avranno luogo a procedere perché credo che questo sia importante anche per il futuro dell'Agenzia.
Per quanto riguarda il decentramento, è un tema che mi sta particolarmente a cuore e che costituiva il punto fondamentale della precedente risoluzione. Come punto di arrivo abbiamo il 2004 e, probabilmente, dobbiamo ragionare e fare una riflessione comune (ognuno nei suoi ruoli, l'Agenzia, il Governo, le Commissioni parlamentari, nel ruolo di maggioranza e di opposizione senza confusione) perché ho l'impressione che stiamo un po' indietro, non per responsabilità dell'Agenzia; comunque, se ci sono ritardi anche della stessa, sono in ottima compagnia perché ce ne sono altri da parte degli organi di amministrazione locale e, in particolare, della loro rappresentanza.
Non so se sia necessario, qualora non fosse stato calendarizzato tale evento, adoperarsi per stabilire un incontro con i rappresentati del Governo onde appurare se il tema costituisca o meno oggetto di una riflessione della Conferenza Stato regioni e autonomie locali: ritengo che anche la rappresentanza degli enti locali debba intervenire attivamente ed in termini chiari in merito.
Il singolo piccolo comune - non parlo di quelli grandi, dove il gioco è sempre facile e ha delle interferenze di altra natura - che si trovi dinanzi ad un'attività svolta storicamente dalla struttura centrale del catasto, evidentemente nutrirà qualche timore. Trasferimento di competenze e relative responsabilità, del resto, procedono assieme.
Delle esperienze, tuttavia, sono state fatte; mi riferisco particolarmente al caso della provincia di Bologna, che ho seguito e continuato a seguire personalmente: ebbene, io intravedo una soluzione, avvalorata dai fatti, solo nelle capacità associative degli enti locali.
E certamente occorrono anche le dotazioni opportune per esercitare una certa funzione. L'Agenzia del territorio, in proposito, ai fini dell'individuazione delle risorse congrue da trasferire, aveva individuato un «tonnellaggio» di massima - con questa espressione si intende il parametro di riferimento legato al numero degli abitanti in rapporto alle caratteristiche dei comuni -, al di sotto del quale si ponevano però seri problemi di ripartizione delle dotazioni medesime, non potendosi, neppur in ragione della esigua entità di territorio e popolazione di riferimento, ridurre sotto una certa soglia le risorse umane ed informatiche: occorre, dunque, per garantire funzionalità al sistema, una certa regia.
Del resto, sottolineo la necessità di garantire un'operazione capace di tener conto delle competenze reciproche: non si può trasferire la responsabilità di decentrare a chi deve essere decentrato. Mi sembrerebbe un'operazione dai toni forti ed stremi.
Per quanto concerne le capacità dei singoli comuni, convengo vi siano anche dei sindaci fantasiosi, con delle iniziative, ma credo che forse, per risolvere più opportunamente la questione, debbano entrare in campo regioni e province.
Queste ultime non avrebbero nulla in cambio se non il riconoscimento di avere svolto un ruolo certamente positivo. Se alla fine di questo percorso, a ragion veduta, e sulla base di elementi di fatto, la grande maggioranza dei comuni deciderà che il decentramento debba essere inteso nel senso di affidare all'Agenzia la gestione dei loro compiti, allora dovremo solo prenderne atto. Non sarebbe certo uno scandalo poiché gli enti locali possono scegliere una strada o l'altra (io preferisco la seconda): riterrei invece lesivo della legge, del Governo precedente e attuale, del Parlamento, dei comuni medesimi imboccare una via - in questo caso quella verso il decentramento - senza averlo voluto. Questo sarebbe un grave errore.
Ritengo necessario che l'Agenzia sappia in tempi ragionevoli cosa deve fare: diversamente, entro la fatidica data del 2004, non si giungerà agli esiti auspicati. Occorre procedere ad una verifica puntuale, in termini ragionevolmente brevi, delle intenzioni dei comuni, perché si possa provvedere debitamente. Siamo a poco più di un anno dalla scadenza prevista e dobbiamo organizzare in questo termine il lavoro dell'Agenzia, con una certa velocità, tenuto conto che quella che ci si propone di realizzare è un'organizzazione nuova.
Quindi, sono sinceramente preoccupato, degli sviluppi futuri e delle reali possibilità di realizzare gli obiettivi. Ho sinora sentito soltanto molte dichiarazioni generali ma poca operatività ne sembra seguita. Alla fine temo che, come spesso succede, si parta con delle potenzialità enormi arrivando però nel modo peggiore. Questo non è auspicabile né per l'Agenzia, né per i comuni e né per il rapporto tra Stato e autonomie locali.
In terzo luogo, per quanto riguarda gli arretrati, il dottor Picardi mi deve intendere bene: io ho espresso un giudizio positivo, condividendo le affermazioni dell'onorevole Benvenuto sin dall'inizio, però bisogna anche valutare adeguatamente la situazione.
Quando sono diventato segretario generale della funzione pubblica della CGIL, 14 anni fa, ho ereditato, tra le altre cose, un impegno legato alla realizzazione dei cosiddetti «progetti-obiettivo», elaborati con il ministro Gaspari, sul recupero dell'arretrato del catasto.
Ebbene, non è un compito agevole. E questo nodo da sciogliere non mi infonde alcuna sicurezza. Mi limiterò a consegnare un messaggio nella bottiglia: riuscire a coprire l'arretrato ed esaurirlo è un compito che, prima o poi, qualcuno, in Italia, deve esaudire, ed è auspicabile che ciò avvenga nel più breve tempo possibile.
Questo è un tema che dovete porvi come gruppo dirigente e che dovete presentare ai lavoratori interessati, come l'obiettivo veramente determinante da conseguire, per poi godere con soddisfazione dei sacrifici compiuti quando si potrà esclamare: finalmente siamo arrivati!
Per quanto riguarda le risorse umane mi pare che il dottor Picardi abbia riconosciuto ripetutamente il ruolo fondamentale svolto da quei lavoratori per anni impegnati in progetti di rilievo, per tenere aperti molti uffici del catasto, e farli funzionare: sono risorse di cui non si può più fare a meno. Ebbene, mi auguro che l'atteggiamento dell'Agenzia e del Governo sia quello di concludere un percorso faticosissimo, non lasciando irrisolto un problema a mio parere fondamentale.

GIANFRANCO CONTE. A me piace questa vis polemica, che ogni tanto rapisce l'amico Alfiero Grandi. Devo dire che francamente, ancor prima del 2000, quando si arrivò alla defenestrazione dell'ingegner Vaccari, ci furono degli articoli di stampa in cui il precedente ministro, Visco, dichiarava: nel 2000 riusciremo a sistemare il catasto!
Ricordo che io intervenni, all'epoca, pronosticando che non si sarebbe raggiunto l'obiettivo prima del 2004. Quindi, non mi preoccupa il fatto che entro quell'anno tale operazione vada in porto, perché quanto sta accadendo, in realtà, corrisponde esattamente alle previsioni che qualche anno fa mi sentivo di azzardare.
Credo sia un problema importante. Intanto, questa maggioranza è impegnata a portare avanti il decentramento, come uno dei passi fondamentali del programma di Governo. Però, noi ci dobbiamo porre anche un problema che credo oggi sia stato messo poco in evidenza, quello di una certa rigidità delle organizzazioni sindacali a favorire questo decentramento. Nella relazione distribuita si dice che soltanto il 37 per cento dei comuni abbia dato una risposta rispetto alle sollecitazioni dell'Agenzia del demanio.
Credo che questo accada anche perché non è chiara la prospettiva futura: ciò riguarda la sopravvivenza dell'Agenzia del territorio.
Ritengo che il problema dei lavoratori socialmente utili possa essere inquadrato nella prospettiva dell'Agenzia: nel momento in cui dovesse definitivamente terminare il lavoro arretrato, ci dovremmo porre il problema del futuro dei lavoratori utilizzati nel recupero dello stesso arretrato. In caso contrario, dovremmo procedere, attraverso la prossima legge finanziaria, al rinnovo dell'occupazione dei lavoratori socialmente utili e nel 2004 arriveremo a chiederci se le risorse umane a disposizione dell'Agenzia del territorio siano sovrabbondanti o meno.
L'invito rivolto dall'onorevole Grandi a ragionare sulla prospettiva futura deve essere considerato attentamente: in relazione a tale prospettiva, si dovrà interloquire con le organizzazioni sindacali e con i lavoratori socialmente utili per favorire l'operazione di decentramento. In caso contrario, dovremmo assumere una posizione rigida; esaurita la funzione transitoria del recupero dell'arretrato, ci troveremo di fronte ad una problema, rispetto al quale sicuramente il Governo interverrà, ma l'Agenzia dovrebbe impegnarsi, cominciando a riflettere sull'ipotesi di convenzione con consorzi di comuni (come in qualche caso sta già avvenendo) per favorire una sua più stretta vicinanza con i comuni stessi. Le risorse comunali proverranno sempre più dall'imposizione diretta operata dagli stessi enti locali ed il territorio assumerà un ruolo sempre più forte nella determinazione dei cespiti, che dovranno essere considerati per una corretta applicazione della imposizione.
Mi preoccupa il fatto che, mentre si discute, appaiono sul mercato società più o meno qualificate che si sostituiscono, in qualche modo, all'Agenzia del territorio (ad esempio società di riscossioni); è inutile nascondersi che esiste un piano ben definito da parte delle banche e dei grandi esattori, dei concessionari per la riscossione, per cominciare ad erogare direttamente servizi di assistenza ai comuni. Ciò implicherà l'utilizzo di una banca dati, che credo costituisca la risorsa fondamentale dell'Agenzia. Non vorrei che in questo periodo si fornisse quel tipo di materiale: mi preoccupa l'ultima determinazione dell'Autorità per la concorrenza ed il mercato in relazione alla gestione delle conservatorie. L'Agenzia del territorio eroga servizio pubblico ma la valorizzazione di tale servizio - e quindi le risorse che ne possono derivare - deve rimanere suo patrimonio.
Vorrei sapere dal direttore Picardi se siano stati assunte misure per valorizzare il database e se rispondano a verità notizie riguardanti un utilizzo improprio di questi dati; è noto a tutti, infatti, che esistono agenzie che acquisiscono in modo più o meno lecito i dati dell'Agenzia del territorio e le rivendono a terzi, lucrando e sottraendo risorse: l'Agenzia del territorio continua a ricuotere pochi proventi, mentre i suoi dati sono venduti alle banche e alle associazioni.
Chiedo dunque al direttore se vi è intenzione di stipulare convenzioni con associazioni di comuni o con soggetti esterni, valorizzando il patrimonio dell'Agenzia costituito da database, e se esiste la possibilità di utilizzare i lavoratori socialmente utili ed il personale per il decentramento. Se le organizzazioni sindacali mantenessero posizioni consolidate nel tempo, è chiaro che il processo di decentramento fallirebbe, così come il progetto di modernizzazione.
Credo che bisognerà capire quali funzioni dovrà svolgere l'Agenzia del territorio, a supporto dell'attività della Sogei e dei vari enti gestori di questa anagrafe (che, in qualche modo, è tributaria), fondamentale per l'esercizio della tassazione decentrata; per favorire tale decentramento, è necessaria (oltre alla disponibilità delle organizzazioni sindacali) la volontà dell'Agenzia del territorio di assumere un ruolo fondamentale per il prossimo futuro.

GABRIELLA PISTONE. Vorrei unirmi al coro di complimenti rivolti al direttore dell'Agenzia del territorio non solo per il lavoro svolto, ma anche per la memoria che ha consegnato ai componenti della Commissione: al di là della sua veste grafica (che è molto importante), mi sembra che essa sia ricca di contenuti. Il direttore Picardi ne ha evidenziato i punti principali, dimostrando un notevole impegno, che ritengo sia proprio anche del personale operativo e dei dirigenti. L'Agenzia ha lavorato in modo qualificato, esprimendo una professionalità sempre migliore.
Credo, però, che esistano aspetti preoccupanti per il futuro (non solo fino al 2004), anche in vista del processo di decentramento, che deve essere compiuto. Alcune decisioni dovranno essere verificate: ad esempio, il decentramento delle funzioni catastali agli enti locali costituisce una scelta ma pone anche enorme interrogativi. Ai comuni è stato rivolto un quesito circa la propria volontà di coinvolgimento nell'assunzione delle funzioni catastali e mi sembra la raccolta delle informazioni non sia del tutto terminata: infatti, solo il 37 per cento ha fornito una risposta ed è importante comprendere cosa pensa il restante 63 per cento.
È necessario, inoltre, riflettere sul dato occupazionale e sulla professionalità. Da parte sindacale (e quindi da parte dei lavoratori) vengono avanzate forti perplessità rispetto al decentramento, in particolare riguardo alla questione se esso possa influire negativamente o positivamente sulla qualità del servizio e del prodotto reso al cittadino, utente finale della riforma.
Queste sono tutte domande alle quali va data una risposta certa proprio per fornire concretezza alla riforma e al decentramento, non in termini di incertezza ma di progetto, di sviluppo e di occupazione. Mi sembra che il problema dei lavoratori socialmente utili sia stato evidenziato con molta chiarezza dal direttore, dato che nella relazione è scritto che bisogna provvedere all'assunzione e alla stabilizzazione degli stessi.

MARIO PICARDI, Direttore generale dell'Agenzia del territorio. Non ho detto questo e preciserò meglio.

GABRIELLA PISTONE. Volevo dire che si pone un problema.

MARIO PICARDI, Direttore generale dell'Agenzia del territorio. Il problema c'è, bisogna vedere come affrontarlo.

GABRIELLA PISTONE. Non voglio addebitare al direttore altre definizioni, ma la frase precisa era nel senso che dovrà essere compiuto ogni sforzo per individuare percorsi di stabilizzazione di tali lavoratori che contemperino le esigenze dell'Agenzia, degli enti locali e le attese del personale interessato. Certamente, da questi lavoratori viene evidenziato un problema che, come è già stato detto, non sono presenti solo nell'Agenzia del territorio ma anche in altre amministrazioni dello Stato (giustizia, sanità, beni culturali e tanti altri settori e comparti).
Ritengo che, comunque, in questi anni tali lavoratori abbiano sicuramente assunto un livello di formazione non indifferente e che, quindi, abbiano tutte le carte in regola per dare un contributo positivo al lavoro. Il presidente sa che su tutto ciò ho presentato anche una risoluzione in Commissione dove chiedo esplicitamente, inglobandolo in un discorso più generale di progetto dell'Agenzia del territorio, anche la collocazione e l'assunzione di questi lavoratori: è ovvio che, probabilmente, le posizioni non coincidano ma la tendenza è sicuramente questa.
Il problema del pregresso mi pare che sia stato affrontato e chiaramente avrà una sua evoluzione. Ritengo che vadano trovate anche altre forme di servizi e di sviluppo dell'Agenzia tali da assicurare la funzionalità del futuro della stessa perché se si compiono dei processi e dei servizi, a quel punto, una volta azzerato il pregresso, ci si chiederà cosa fare dopo. Penso che per il dopo ci sia molto da fare ma il problema è cercare di individuarlo e programmarlo dal punto di vista della direzione. Ritengo che la certezza del futuro sia la cosa primaria da esperire e lo ritengo collegato al fatto che la convenzione annuale non può dare sicuramente questo impulso di programmazione perché è esageratamente breve e non ha il respiro sufficiente e necessario per poter assicurare il futuro.
I colleghi Benvenuto, Grandi e Conte hanno già espresso alcuni concetti rispetto alle scelte compiute, che hanno bisogno di un ulteriore progetto di costruzione affinché l'aspetto positivo dell'Agenzia del territorio non venga depotenziato o dequalificato nel tempo, anche rispetto a delle funzioni di decentramento. Peraltro, con riferimento a quest'ultimo aspetto, sussiste anche l'ambito provinciale, che rappresenta un discorso di cui tenere conto, e il problema dei comuni che nelle funzioni catastali potrebbe anche far emergere aspetti di conflitto di interesse. Vorrei dire con molta chiarezza che tale preoccupazione esiste e come essa vada, perlomeno, enunciata dal punto di vista degli estimi catastali. Ho partecipato a molto assemblee in giro per l'Italia e, fondamentalmente, questo aspetto è stato sollevato. Ritengo che sia un punto da porre all'attenzione dell'Agenzia per tentare di dare delle risposte che siano tranquillizzanti sotto tutti i punti di vista.

PRESIDENTE. Raccolte tutte queste sollecitazioni, pregherei il direttore Picardi di essere sintetico al massimo nella sua risposta.

MARIO PICARDI, Direttore generale dell'Agenzia del territorio. Mi pare che i problemi che sono stati posti alla nostra attenzione siano tre: l'arretrato, con considerazioni che rasentano un po' lo scetticismo in riferimento alla prospettiva che lo stesso possa essere esaurito definitivamente, il decentramento e la sorte degli ex lavoratori socialmente utili, ora dipendenti a tempo determinato. Sul primo punto, dalla memoria e, forse, anche dalle parole che ho pronunciato prima, si evidenzia che altro era l'arretrato - di cui, onorevole Grandi, si è sempre parlato storicamente - relativo all'attribuzione delle rendite, altro è, come questa volta l'Agenzia del territorio si è posto il problema, il discorso su una rivisitazione assoluta di tutte le lavorazioni che si erano arretrate per tutta una serie di circostanze (condoni edilizi ed altro) che hanno certamente inciso negativamente, al di là di carenze di tipo organizzativo.
Ma non spetta a me fare il processo al passato e, probabilmente, ai vincoli della pregressa organizzazione. Sta di fatto che questa volta - e di questo credo che possiamo garantire sia io che i colleghi che rappresentano autorevolmente il comitato direttivo e, soprattutto, la struttura - il problema è stato affrontato in termini radicali con un censimento rigoroso e severo, che è stato avviato e portato a termine con tutti i margini di approssimazione ma accettabili. Non si trattava di un qualcosa che riguardava solamente l'attribuzione delle rendite ma in alcuni uffici sussistevano volture arretrate da sedici anni, imperfezioni e sovrapposizioni delle mappe, frazionamenti arretrati: effettivamente, abbiamo fatto un censimento molto accurato e riteniamo che, con ottima approssimazione, abbiamo il quadro preciso. Inoltre, abbiamo chiesto ed ottenuto dagli uffici provinciali una pianificazione, non con la solita tecnica gerarchizzata dettata dall'alto, ma che partisse dal basso.
Questo è certamente stato un rinnovamento anche culturale, in termini sia di pianificazione sia di controllo di gestione. Il program management, da questo punto di vista, ha dato qualche risultato. Vorremmo però garantire al personale impegnato in questo processo delle risposte, anche diverse da quelle tradizionali. E ripeto, tengo a sottolineare che è forte l'impegno diretto alla costituzione di un'anagrafe dei beni immobili, in ossequio, innanzitutto, al dettato della legge, epperò nella consapevolezza che non si tratta di un mero fatto adempimentale: è un disegno che, rispondendo anche a quanto evidenziato molto acutamente dall'onorevole Conte, deve mirare a realizzare ed offrire prodotti nuovi, segnatamente un certificato ipocatastale, capace di contenere elementi propri delle conservatorie, soggettivi, ma anche oggettivi e fisici, anche per venire incontro ad una aspettativa imprenditoriale e proprio per sostituirsi a chi, allo stato attuale, si impossessa di dati.
Indispensabile a conseguire questo risultato è una dotazione telematica crescente, che -intendiamoci bene - indubbiamente tenderà, per fisiologica tendenza, a ridurre sempre di più l'apporto umano, in accordo con una concezione molto più virtuale dell'ufficio.
Nel momento in cui sarà possibile dialogare sempre più tra utente, Agenzia o comune, ciò determinerà anche riduzione di personale.
Quanto al decentramento, la norma contenuta nel decreto legislativo n. 112 del 1998 è di difficilissima applicazione. Ritengo, non perché ne siamo i destinatari diretti, che fra tutti i decentramenti esso sia quello più complicato e difficile, trattandosi di passare da una organizzazione provinciale ad una comunale: oggi 103 uffici provinciali gestiscono le problematiche catastali, occupandosi di proprietà in termini fisici, geometrici e soggettivi, per un totale di 50 milioni di unità immobiliari e 170 di agricole.
La norma ha trasferito questa competenza e le relative «carte» - scusate la volgarità dell'espressione - relative ad 8 mila comuni che, teoricamente, potrebbero gestire in maniera diretta questo fenomeno, salvo lasciare all'Agenzia e allo Stato la determinazione di regole, metodologie, flussi.
È una disciplina che, evidentemente, quando è stata scritta forse aveva più natura programmatoria che operativa: essa ha previsto che dal 1° gennaio 2001 le funzioni siano trasferite. Sulla base di quel dettato, se non per alcuni aspetti disciplinati dalla finanziaria 2001, intervenuta ad apportare correzioni normative, in effetti, le funzioni sarebbero già esercitate dal soggetto competente, sulla base di una delega implicita.
L'Agenzia ha fatto ciò che doveva, come dimostra la scelta metodologica del program management: siamo arrivati addirittura ad elaborare il manuale operativo per trasferire le funzioni. Abbiamo ipotizzato i poli, una delle maniere per gestire, cioè, le diseconomie del trasferimento da provincia a 8 mila comuni. 15 sono le convenzioni stipulate, 8 poli sono partiti e abbiamo a disposizione i relativi dati di riferimento. Abbiamo quindi proceduto. E secondo me, non sono ottimista ma un pragmatico, senza velleitarismi il decentramento si realizzerà, certamente non trasferendo - come qualcuno sostiene - tutto ai comuni né - come vogliono altri - ricorrendo esclusivamente alle convenzioni.
L'attuale fase è una specie di vaccinazione, servita a far emergere le difficoltà di questa transizione estremamente complicata, ma comunque pienamente rispondente al federalismo fiscale, sulla base del decreto legislativo n. 300 del 1999, a cui si ispira lo statuto dell'Agenzia. Esistono comunque delle difficoltà, anche in ragione della posizione dalle organizzazioni sindacali, resesi interpreti anzitutto delle problematicità connesse alla mobilità.
Indubbiamente altro è il decentramento dall'ufficio provinciale al capoluogo di provincia, dove, in effetti, in qualche caso il personale si trasferisce da una strada ad un'altra molto prossima, senza cambiamenti significativi, - altro è il decentramento verso un comune, con distanze spesso notevoli: bisogna comprendere e capire anche il disagio manifestato, laddove non c'è un sistema di trasporti ottimale.
Sono poi emerse anche altre preoccupazioni, espresse dal personale, relative alla tutela della professionalità acquisita. Io dico che anche in questo caso è essenziale stare attenti agli eccessi: altro è rendersi interpreti di queste comprensibili difficoltà e dei disagi - il problema è stato portato all'attenzione del Ministero della funzione pubblica, chiedendo l'apertura di un confronto con le organizzazioni sindacali, perché possano essere introdotti dei meccanismi di salvaguardia, di correzione - altro è, viceversa, assumere una posizione di chiusura assoluta, impedendo anche la realizzazione di decentramenti molto semplici, passando dall'ufficio provinciale al capoluogo di provincia, perché questa è la situazione che sembra paventarsi. Lo stato vertenziale certamente ha rallentato il processo.
Quanto alla posizione dei comuni, si sono avute risposte in una misura abbastanza limitata, nonostante il Governo (il documento da noi consegnato lo testimonia), nella persona del Ministro, abbia patrocinato l'iniziativa del decentramento. In proposito, ricordo la preparazione di una nostra brochure, altra iniziativa da tenere in debita considerazione, che noi abbiamo redatto molto accuratamente nella veste e dei contenuti, inviata a tutti gli 8 mila comuni interessati, per spiegare, al di là di ciò che dispone la legge, che cosa significhi svolgere le funzioni catastali, quali siano le modalità suggerite, anche per gestire diseconomie. Abbiamo creato delle task force sia a livello centrale sia periferico, sempre nell'ambito del program management, producendo, lo dicevo prima, anche il manuale operativo del decentramento.
Tutto questo è stato fatto e non era possibile agire diversamente. Noi per primi avvertiamo l'esigenza di riflettere sul futuro dell'Agenzia, perché sciogliere questa incognita costituisce uno degli elementi fondamentali del futuro assetto organizzativo. Siamo lieti che la Commissione finanze avverta la stessa esigenza, condividendo la nostra preoccupazione.
È necessario esaminare una questione: il modello previsto dal decreto legislativo n. 112 non è forse troppo rigido? Tra l'esercizio diretto di tutte le funzioni (salvo quelle particolarmente nobili, che riguardano le metodologie) e la convenzione, attraverso cui si affidano tutti i compiti dell'Agenzia, forse si deve ragionare in termini di una maggiore flessibilità, che potrebbe essere opportunamente utilizzata per attuare soluzioni in grado di risolvere il difficile momento che stiamo vivendo.
Ci troviamo in piena sintonia con l'autorità politica, alla quale abbiamo riferito e che è, dunque, pienamente al corrente dello stato di avanzamento del nostro progetto e delle difficoltà ad esso connesse. Nel momento in cui la Commissione finanze ha preso atto della situazione, tutti dispongono degli elementi per potere valutare.
Bisognava giungere al punto in cui siamo, perché la legge non consentiva di agire diversamente e non era possibile un miracolistico decentramento; oggi è necessario governare la situazione nella maniera migliore.
Ritengo che la questione più difficile da risolvere sia quella relativa ai lavoratori socialmente utili. Riconosco il pregio delle prestazioni che i lavoratori hanno fornito: si tratta di uno dei casi in cui i lavoratori socialmente utili sono stati veramente necessari ed i contratti a tempo determinato hanno risposto ad un'esigenza che, però, ha carattere straordinario.
Onorevole Pistone, ritengo che lei sia uno tra i deputati più attenti ai nostri problemi (lo capisco dalle interrogazioni presentate, di cui la ringrazio): come può, però, un organismo che ha un bilancio civilistico, che vuole avviarsi ad una concezione sanamente aziendale, un'azienda pubblica che gestisce servizi pubblici, non porsi il problema del conto economico, che è già in sofferenza, in previsione di fenomeni di mobilità geografica? Abbiamo assunto come indirizzo il ribaltamento della tradizionale tendenza espansiva degli organici, provenendo da un'esperienza negativa a causa del fatto che il personale era inadeguato ed insufficiente numericamente; ora stiamo dimostrando che le attività ordinarie possono essere svolte attraverso l'utilizzo razionale delle risorse. Abbiamo, però, vari vincoli: se dobbiamo trasferire il personale ai comuni, come possiamo assumere stabilmente altro personale? In secondo luogo, la legge finanziaria pone alcuni limiti: o essa prevede che il personale debba ogni anno ridursi, oppure indica sistemi diversi.
Stiamo studiando soluzioni - anche insieme all'autorità politica - per l'individuazione di un mercato innovativo.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Picardi ed i colleghi che sono intervenuti, con l'auspicio di incontrarci nuovamente per verificare l'avanzamento del nostro lavoro.
Dichiaro conclusa l'audizione odierna.

La seduta termina alle 12,45.

Scarica l'audizione in formato pdf, cliccando quì .





Commenti e pensieri:

Ho letto l'introduzione del Presidente della Commissione, Maurizio LEO, esponente della maggioranza di Governo, clicca quì per rileggerla, è interessante farne il confronto, dopo aver chiaramente letto tutti gli interventi, con le affermazioni finali del nostro Direttore Generale, il quale parla si di una nostra stabilizzazione, ma quando viene serrato non disdegna di indicare strade diverse da quelle della stabilizzazione nell'agenzia del territorio, clicca quì per leggerla.
Tutto sommato l'audizione è positiva per quello che è stato detto, non per i contenuti, che lasciano molti dubbi e perplessità, su una diversa serie di argomenti, il decentramento, la revisione degli estimi e sopratutto il recupero dell'arretrato.






Il Cottimo pubblico non esiste:

La certezza di poter recuperare l'arretrato non può essere tale, visto che attualmente la produzione in tutti gli uffici è calata e inoltre, di questo passo, con la sfiducia nei vertici e nel loro operato, relativamente alla volontà di stabilizzarci all'interno dell'agenzia, continuerà a calare.
L'amministrazione inoltre, ci ha fatto un contratto pubblico, ma lo status dei contratti pubblici non prevede il cottimo.
Chi chiede numeri di pratiche/ora, deve prevedere anche un corrispettivo/ora degno di un professionista.





L'inutilità delle azioni isolate:

Ci è giunta voce che oggi a Torino c'era una riunione, per gli iscritti CGIL FPI delle regioni Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna, riterrei giustificata una simile riunione solamente se l'avesse organizzata la lega nord, ma il fatto che sia la CGIL FPI, per il tramite dei colleghi torinesi, questo ci sconcerta.
Ci sono iscritti CGIL FPI anche nell'ufficio di Napoli, oltre che in altri uffici, dunque questo che significa?
Continuare la politica separatista di sempre.......
Una inutile perdita di tempo e spreco di energie, tutte risorse che potrebbero essere unite alla nostra lotta per renderla più incisiva, magari partecipando attivamnte alle nostre iniziative come quella del ricorso in autotutela, che ah avuto un grande risalto.
Ma incoscientemente vengono sprecati simili energie solo per scopi e velleitarismi personali, che spero siano stati capiti anche dai colleghi liguri ed emiliani, oltre ché dai colleghi piemontesi, i quali colaborano attivamente con noi.





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MERCOLEDÌ 10 LUGLIO 2002
XIV LEGISLATURA
BOLLETTINO

AVVERTENZA

Mercoledì 10 luglio 2002, non è stato trattata la risoluzione 7-00110 Pistone: Potenziamento dell'attività degli uffici dell'Agenzia del territorio.
Informeremo tempestivamente sulla sua trattazione.




Un abbraccio

Federico RIGHI






Primo Piano:

Si invitano tutti i colleghi a fuggire e disertare ogni iniziativa messa in atto da altri volta solo a creare confusione nella questione e null'altro.
Ogni pensiero ed idea è opportuno comunicarlo prima al sottoscritto e poi magari metterla in atto in modo corale; questo sempre per la riuscita di tutta la nostra azione.

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