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Roma, Hotel dei Congressi

7 marzo 2001

LE AGENZIE FISCALI

EFFICIENZA, EQUITA’, PROFESSIONALITA’

RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA UIL PA

SALVATORE BOSCO 

INDICE

1 Introduzione 4 Gli obiettivi 7 I nostri commenti
2 La riforma 5 Le risorse umane 8 Le immagini
3 la scelta del modello “Ente Pubblico” 6 Conclusioni



INTRODUZIONE

Il convegno d’oggi ha per argomento un tema che da sempre è ai primi posti  fra gli interessi vitali della collettività, delle istituzioni che la rappresentano, nelle agende d’ogni Governo.

Il fisco, infatti, nelle società contemporanee è il cuore della complessa macchina pubblica al punto che se esso contiene in sé patologie rilevanti, gli effetti sul sistema complessivo possono diventare devastanti.

Una macchina fiscale equa ed efficiente è diventata nell’immaginario collettivo sinonimo di buon governo. Nella nostra attualità, poi, la questione presenta aspetti di ancor più grande rilevanza per gli utenti, per le forze politiche e sociali, per gli opinionisti, perché in quest’ultimo periodo si stanno compiendo nel settore finanziario radicali trasformazioni in concomitanza e in un contesto di grandi cambiamenti delle strutture pubbliche ed istituzionali.

Una trasformazione in itinere che ha creato e continua a creare speranze in molti, timori in altri, effetti e ricadute comunque rilevanti su cui vale la pena di discutere  e di esprimere le nostre valutazioni.

Queste sono le motivazioni che riteniamo giustifichino ampiamente la nostra odierna iniziativa.

Attraverso di essa vogliamo, insieme a voi, ribadire le nostre opinioni, cercare di fare un primo seppur parziale bilancio della riforma, dare un contributo di conoscenza e di approfondimento su tutto quel che si è fatto e si sta facendo; per valutare con grande franchezza la bontà del progetto, del suo impianto portante, del modello organizzativo, l’entità delle risorse e delle strumentazioni assegnate, la validità del nuovo soggetto pubblico nei confronti del federalismo incombente, gli effetti e le ricadute sulla collettività, sull’ utenza, lo spazio e il ruolo assegnato ai lavoratori in termini di professionalità e responsabilità, e alle loro rappresentanze.

Una prima valutazione del progetto si rende utile per stabilire se la riforma avrà un futuro di lungo termine e se potrà sopravvivere ed essere compatibile soprattutto con il prossimo assetto federale.

Negli ultimi decenni, la macchina fiscale  del nostro Paese non ha mai brillato in termini di efficienza ed equità al punto da poter affermare che se oggi l’Italia ha il triste primato delle imposizioni tra le più alte della Comunità Europea, lo si deve principalmente al fatto  che essa è stata incapace, se non di annullare, di ridurre significativamente  l’elusione e l’evasione.



LA RIFORMA

Negli anni trascorsi, nonostante interventi anche importanti sulla legislazione fiscale  che hanno consentito di migliorare il rapporto fisco-contribuente, di semplificare alcuni adempimenti fiscali, di accelerare i tempi di risposta dell’apparato e rendere più trasparente l’azione amministrativa, abbiamo dovuto tuttavia prendere atto che il preesistente modello organizzativo fiscale non riusciva a conseguire standard adeguati di produttività.

L’Amministrazione Finanziaria, così come modificata con la riforma del 1991, peraltro non completamente attuata dopo dieci anni dalla sua approvazione, non poteva far fronte alle nuove esigenze e dare risposte alle richieste provenienti dalla società civile e in particolare dal mondo del lavoro.

Richieste pressanti di avere a disposizione  un apparato capace  di reperire in modo equo ed efficiente le risorse necessarie al Paese, di recuperare  a tassazione l’evasione fiscale e le nuove forme di elusione, di combattere il contrabbando e le frodi con sistemi e mezzi moderni, di utilizzare in modo organico e produttivo le professionalità esistenti all’interno dell’Amministrazione Finanziaria.

Questi importanti obiettivi, infatti, non potevano essere realizzati con un apparato fortemente burocratizzato, difficilmente disponibile a recepire le innovazioni, con la sua visione ancora legata alla vecchia cultura, che ha come valori base dell’azione amministrativa la salvaguardia della centralità dello Stato, la legittimità formale rispetto alle esigenze del contribuente-cittadino, dove è prioritaria la norma rispetto al risultato, la forma rispetto ai contenuti.

Per superare tale situazione il movimento sindacale, e la UIL in particolare, hanno riaffermato la indifferibile necessità di dotare la Pubblica Amministrazione di una nuova organizzazione fiscale capace di superare il vecchio impianto ministeriale e consentire  una maggiore autonomia gestionale all’Amministrazione Finanziaria.  



LA SCELTA DEL MODELLO “ENTE PUBBLICO"

Già a partire dai primi anni ’80 la UIL aveva rivendicato la trasformazione del Ministero delle Finanze in Ente Pubblico, in virtù della specificità della funzione svolta, della finalità da conseguire, della peculiarità delle professionalità presenti e del ruolo che il prelievo fiscale gioca negli stessi assetti democratici del Paese.

Infatti è stata sempre nostra ferma convinzione che solo l’istituzione di un Ente Pubblico potesse garantire a questa amministrazione una vera autonomia organizzativa, gestionale e contabile, in grado di perseguire obiettivi di efficienza.

La soluzione legislativa ora adottata, che ha previsto l’istituzione di quattro distinti Enti Pubblici, anche se non coglie in pieno l’originaria richiesta della nostra organizzazione, rappresenta tuttavia nel suo complesso la risposta normativa che noi attendevamo.

Su questo abbiamo scommesso e speso molta della nostra credibilità; e non abbiamo esitato, quando è stato necessario, a mobilitare i lavoratori finanziari.

Ritenevamo  e riteniamo utile, necessaria ed indispensabile  la riforma ora varata, in quanto patrimonio comune da salvaguardare e far funzionare nel migliore dei modi.

Ciò lo rivendichiamo nell’interesse dei cittadini, che da questa riforma debbono trarre beneficio, e dei lavoratori finanziari che si aspettano il riconoscimento delle loro professionalità, di trattamenti economici adeguati e, soprattutto, di una maggiore  dignità nella propria attività lavorativa.

CGIL-CISL-UIL-UNSA sono stati presenti ed hanno dato il loro contributo e la loro collaborazione in ogni fase del processo riformatore.

Attraverso la concertazione  abbiamo concordato con l’autorità politica sia le soluzioni poi adottate nel Decreto Legislativo di costituzione delle Agenzie, sia la normativa attuativa contenuta nei Regolamenti e negli Statuti.

Abbiamo inoltre espresso il nostro assenso agli schemi di Convenzione che regolano il funzionamento delle Agenzie.

Certo avremmo preferito che gli Enti appena costituiti fossero stati dotati di una maggiore autonomia e di un più elevato potere dei Comitati Direttivi, come tra l’altro è stato previsto, in base all’art. 73 del Decreto 29, per alcuni Enti quali il CONI o l’Ente Aviazione Civile.

Ciò non si è potuto ottenere anche per i numerosi e spesso strumentali ostacoli frapposti da chi, all’esterno ma anche  all’interno, non voleva realizzare le Agenzie Fiscali.

E se queste Agenzie sono ora una realtà  lo dobbiamo anche, e senza tema di essere smentiti, alla ferma presa di posizione dei Sindacati Confederali che, unitariamente, hanno svolto un ruolo primario nel rimuovere gli ostacoli e denunciare chi, in maniera palese od occulta ha tentato in tutti i modi di affondare la riforma.



GLI OBIETTIVI

Ora siamo in attesa che vengano affrontati  i problemi ancora aperti e che debbono trovare soluzione.

·        Innanzitutto è determinante la stipula delle Convenzioni. Senza definire preventivamente gli oneri e gli obiettivi di gestione, le spese di investimento, i piani di miglioramento e l’entità delle quote di incentivazione è impossibile far decollare appieno il nuovo modello delle Agenzie Fiscali;

·        occorre inoltre procedere subito alla nomina dei componenti dei Collegi dei Revisori dei Conti, per consentire i controlli previsti dalla normativa vigente;

·        è altresì di estrema importanza l’emanazione del regolamento di ristrutturazione del Ministero delle Finanze che dovrà prevedere, tra l’altro, la costituzione del Dipartimento delle Politiche fiscali, al fine di definire i compiti attribuitigli in materia di indirizzo, coordinamento e controllo. Su tale regolamento  restiamo in attesa di una convocazione per esprimere le nostre valutazioni.

Per quanto riguarda i controlli,  occorre che questi vengano esercitati dai vari organismi preposti, evitando esasperazioni, sovrapposizioni e duplicazioni, al fine di salvaguardare la funzionalità e l’autonomia gestionale delle Agenzie.

Un altro problema di notevole importanza è quello relativo alla gestione del sistema informatico.  Questa riforma deve portare assolutamente ad  una inversione di tendenza anche nel campo delle concessioni e del governo dell’informatica, prevedendo, pur in un ambito di coordinamento e monitoraggio da parte del Ministero, un significativo livello di autonomia delle Agenzie.

Purtroppo i livelli di efficienza del sistema informatico non sono oggi omogenei all’interno dei vari Enti. Anche se molti progressi sono stati fatti, in particolare nella gestione del fisco telematico e dei versamenti, non vi è dubbio che molti importanti  settori sono rimasti indietro, con archivi insufficienti, vetusti, non aggiornati e che non dialogano tra loro.

Basti pensare al Catasto che non interagisce con gli archivi delle conservatorie, o al Demanio che non è in grado ancora di censire con esattezza i beni dello Stato, la loro consistenza, la dislocazione e le relative concessioni. Far funzionare bene questi servizi significa liberare ingenti risorse economiche e farle fruttare in termini di rendimento.

Andrà ripensato anche il rapporto con i concessionari, che pure in questi anni non hanno brillato per efficienza, sia nel campo delle riscossioni che in quello della gestione delle tasse automobilistiche.

Il recente caos creato dalle cosiddette “cartelle pazze” per il mancato pagamento dei bolli  ne è una testimonianza.

Inoltre dovrà essere affrontato seriamente ed in un quadro organico, il processo di decentramento delle funzioni previsto dalla riforma Bassanini.

Come è noto nei mesi scorsi sono stati predisposti i DPCM relativi al passaggio di competenze in materia di catasto e di demanio idrico agli enti locali.

Un  decentramento di funzioni che  dovrà comportare, nell’arco del prossimo triennio, il passaggio agli Enti Locali di più di 4000 lavoratori, attualmente inseriti nei ruoli delle Agenzie del Territorio e del Demanio.

All’interno di questo processo di mobilità, che riguarda anche altre Pubbliche Amministrazioni ed altri Ministeri, ci siamo battuti,  stipulando l’estate scorsa una specifica intesa al Dipartimento della Funzione Pubblica, affinchè venissero pienamente garantiti i diritti dei lavoratori, mediante il rispetto della volontarietà, delle opzioni, ed il mantenimento della stessa sede di lavoro.

Per la gestione del catasto, inoltre, siamo fortemente convinti che utilizzando quanto previsto in materia di convenzioni con gli altri enti, l’Agenzia del Territorio possa essere messa in condizione, perlomeno nelle prime fasi, ed in molte realtà del Paese, di continuare ad esercitare, con il proprio qualificato personale,  tale attività per conto dei Comuni.

Riteniamo che le Agenzie Fiscali siano  potenzialmente in grado, attraverso la stipula di apposite convenzioni con gli Enti Locali, di rispondere alle necessità derivanti dal decentramento di funzioni ed alle nuove realtà scaturenti dall’introduzione del federalismo nel nostro ordinamento costituzionale.

A regime quindi gli uffici decentrati delle Agenzie potrebbero assolvere non solo le attività fiscali precipuamente statali, ma anche una parte di quelle di competenza locale.

Questo è valido non solo per la gestione del catasto, ma anche per l’accertamento dell’IRAP, della stessa ICI, o di altre materie che dovessero essere trasferite sul territorio.

Ciò, infatti, potrà realizzarsi grazie alle potenzialità ed alle flessibilità del modello Agenzia che, essendo Ente Pubblico, sarà in grado di adeguare i propri assetti organizzativi e le proprie articolazioni territoriali alle necessità  derivanti dalle trasformazioni e dai cambiamenti in corso nel nostro Paese.

In questo quadro evolutivo, un obiettivo prioritario per ogni singola Agenzia, dovrà essere quello di destinare adeguate risorse al miglioramento dei servizi di assistenza e consulenza al contribuente ed al potenziamento dei controlli, al fine di contrastare efficacemente ogni forma di evasione, di elusione, di frode e di contrabbando.

La lotta all’evasione fiscale è un obiettivo primario da realizzare.

La UIL da sempre non la considera una violazione di un sistema di doveri astratto, ma un crimine contro la collettività, in quanto sottrae risorse necessarie agli investimenti, ai servizi essenziali quali la scuola, la sicurezza, la sanità, la previdenza.



LE RISORSE UMANE

Ma per evitare che questo processo di riforma fallisca o che diventi solo un’operazione di facciata non si può prescindere dal riconoscimento del ruolo centrale che ha l’elemento umano.

Per quanto riguarda le Agenzie ciò significa  dare concrete risposte alle legittime aspettative  dei lavoratori del settore, di essere soggetti attivi e partecipi del processo riformatore, di essere messi nelle migliori condizioni per poter svolgere la  propria attività, di avere un trattamento economico e giuridico confacente alle funzioni  che svolgono.

Una particolare attenzione dovremo rivolgere alla dirigenza per definirne il ruolo e le relative responsabilità manageriali. Rivendichiamo anche per loro uno specifico comparto di contrattazione che valorizzi le specificità e le peculiarità delle loro funzioni.

Un contratto che individui criteri oggettivi per l’attribuzione degli incarichi, per la valutazione dei risultati, unitamente ad un coerente sistema di garanzie e di tutela dei diritti.

Non intendiamo in questa sede polemizzare con chi ha criticato il sistema di garanzie che abbiamo ottenuto nell’ultimo contratto di lavoro della dirigenza.

Ribadiamo ancora una volta che il Sindacato non ha mai difeso e non intende difendere chi non compie il proprio dovere o chi non è all’altezza di adempiere ai compiti affidatigli, ma rivendichiamo per tutti: dirigenti, funzionari ed impiegati, criteri di trasparenza, di obiettività, di meriti reali nell’attribuzione degli incarichi perché troppe volte, in passato, in questo campo in tutta la Pubblica Amministrazione ha prevalso  il clientelismo, il paternalismo ed il favoritismo.

Per quanto riguarda i lavoratori inquadrati nelle aree funzionali è necessario recuperare il tempo perduto e dare piena realizzazione  al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro relativo al quadriennio 1998/2001 ed al Contratto Integrativo di Ministero.

Nel corso del 2001 quindi occorre attivare le procedure previste dal nuovo Ordinamento del personale  che consentano la progressione economica e funzionale dei lavoratori all’interno delle aree e tra le aree.

Non accetteremo che questa Amministrazione resti indietro rispetto a tutte le altre realtà ministeriali dove il Contratto integrativo è in fase di attuazione e sta comportando la riqualificazione di oltre il 50% del personale in servizio, per non parlare degli Enti Pubblici dove la percentuale si avvicina al 100%.

Pertanto, respingeremo ogni tentativo di azzerare un intero quadriennio contrattuale che vanificherebbe le conquiste sindacali relative al nuovo ordinamento del personale.

Altra grande novità derivante dalla riforma  riguarda la definizione  del nuovo comparto di contrattazione, fortemente voluto dalle Organizzazioni Sindacali, nel quale confluiranno tutti i lavoratori dipendenti dalle Agenzie.

A partire dal 1.1.2002 dovremo stipulare  il primo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro delle Agenzie Fiscali. Un nuovo contratto dunque, dove non sarà più il Governo, ma il Comitato di settore costituito dai direttori delle quattro Agenzie, ad emanare le direttive all’ARAN per la stipula degli accordi e, successivamente a ratificare le intese raggiunte.

In tale Contratto dovremo prevedere un nuovo modello di ordinamento del personale che sia coerente con le esigenze e con la natura giuridica delle nuove Agenzie.

Sarà necessario pertanto individuare profili professionali che rispondano alle esigenze della nuova organizzazione del lavoro, alla specificità delle funzioni svolte, riconoscendo a ciascun lavoratore precisi gradi di responsabilità e di autonomia decisionale.

 Grande attenzione sarà dedicata alla definizione dei criteri per la misurazione dei carichi di lavoro, necessari per determinare la consistenza delle dotazioni organiche complessive e, quindi delle specifiche dotazioni di area, con l’obiettivo di rovesciare l’attuale piramide che vede il personale delle Agenzie inquadrato in gran parte nelle qualifiche medio-basse.

Infatti l’amministrazione finanziaria  aveva, ed ha ancora oggi, l’addensamento del personale concentrato nell’area B, mentre in tutti gli altri Enti Pubblici lo stesso addensamento lo riscontriamo all’interno dell’area C.

Ciò determina che le attività delle Agenzie vengono svolte in prevalenza da personale di grande professionalità ma inquadrato nell’area intermedia, quella impiegatizia, mentre negli Enti Pubblici sono svolte da personale appartenente all’area terminale, quella dei Quadri.

A nostro giudizio esiste una sottovalutazione delle mansioni svolte dai lavoratori finanziari e si rende quindi necessario un urgente riequilibrio nella distribuzione del personale tra le aree funzionali.

Anche il trattamento economico dei lavoratori delle Agenzie dovrà essere adeguato ai livelli di responsabilità e di produttività che sono richiesti dai nuovi modelli organizzativi.

Pertanto occorrono finanziamenti che consentano di rivalutare tutte le componenti del salario, sia quello fondamentale che quello accessorio.

Al problema del reperimento delle risorse annettiamo grande importanza poiché solo con investimenti seri eD adeguati sarà possibile dare risposte all’esigenza di aggiornare, riqualificare e formare il personale.

Anche se il Convegno odierno ha per argomento la nascita delle Agenzie Fiscali, tuttavia intendiamo in questa sede  ribadire che le considerazioni fatte e gli impegni assunti per il personale delle Agenzie sono altrettanto validi per i lavoratori del nuovo Ministero delle Finanze, ai quali dovranno essere riconosciute, nel contratto integrativo, le specificità e le professionalità necessarie in una struttura altamente specializzata, quale quella del Dipartimento delle Politiche Fiscali, deputata tra l’altro a compiti di coordinamento, di indirizzo e di controllo delle stesse Agenzie.



CONCLUSIONI

Per raggiungere questi obiettivi sarà necessario dare concreta e completa attuazione al processo di riforma, sia nella parte che interessa il Paese e quindi l’efficienza e l’equità dell’azione, sia per quanto concerne le ricadute sul personale in termini di aspettative e di riconoscimenti.

Noi siamo direttamente interessati perché vogliamo dare un senso al nostro impegno passato, al lavoro che ora stiamo facendo ed a quello che ci aspetta in futuro.

Riteniamo che occorra continuare con il metodo sino ad ora attuato della concertazione, che si è rivelato un metodo vincente.

Perché siamo certi che se sulle scelte e  sui programmi verranno coinvolti i lavoratori, sicuramente i risultati positivi non mancheranno.

Presteremo tutta la nostra attenzione e vigileremo su molte delle questioni decisive per la buona riuscita della riforma.

 Denunceremo chi la ostacolerà per interessi personali o di bassa politica.

Non esiteremo a mobilitare nuovamente la categoria qualora dovessimo riscontrare ritardi strumentali, boicottaggi o freni al processo riformatore.

Nell’avviarmi alle conclusioni di questo intervento, volutamente sintetico, per dare maggiore spazio al dibattito, e con il quale abbiamo inteso porre al centro dell’attenzione alcune questioni di grande rilevanza, riteniamo doveroso  ringraziare il Senatore Ottaviano Del Turco che, pur assumendo la guida del Dicastero a riforma oramai avviata, e con i tempi a disposizione ridotti, a causa dell’approssimarsi della fine della legislatura, la sta portando a compimento con coerenza e nei termini previsti.

 Alle Autorità Politiche, al Segretario Generale del Ministero, ai Direttori delle Agenzie ed a tutti coloro che sono stati chiamati a gestire questa riforma, al centro ed in periferia, continueremo ad assicurare la nostra attiva partecipazione e collaborazione.

Quella del buon funzionamento delle Agenzie Fiscali è una scommessa comune che insieme vogliamo e dobbiamo assolutamente vincere, per raggiungere gli obiettivi che ci siamo proposti:

·        dare servizi efficienti ed efficaci al Paese.

·        contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale.

·        valorizzare le professionalità di tutti i lavoratori finanziari.

 


LE NOSTRE RIFLESSIONI SU “LE AGENZIE FISCALI” TEMA DEL CONVEGNO NAZIONALE ORGANIZZATO IL 07/03/2001 DALLA UIL PA.


Il Convegno, come un orologio svizzero, è cominciato alle 9,00 in punto.
Presenti il gotha della UIL PA, Salvatore Bosco, Roberto Cefalo, Gafforio e molti rappresentanti regionali e provinciali, inoltre erano presenti Foccillo, segretario confederale UIL, che ha introdotto i lavori ma anche Angeletti e Musi rispettivamente Segretario generale ed aggiunto della UIL.
Inoltre sono intervenuti: il Sen. Ottaviano Del Turco, Ministro delle Finanze, i Dottori: Guaiana, Picardi, Romano e Spitz, rispettivamente Direttori dell’Agenzia delle Dogane, del Territorio, delle Finanze e del Demanio. Inoltre è intervenuto il Dott. Tino Segr. Generale del Ministero delle Finanze.
In sala inoltre erano ben visibili il Dott. Labellarte, il Dott. Di Maria, il Dott. Favale, Giuseppe Di Maio.
Sul palco erano presenti da sinistra verso destra, per chi li guardava, Gafforio, Fuccillo, Bosco, Del Turco, Musi e Cefalo; che durante il convegno si sono più volte scambiati di posto. La sala era arredata con due serie di poltroncine, in numero 5-6 per fila, divise da un corridoio centrale.
In prima fila vi erano i capi delle Agenzie Fiscali e tutto il loro entourange. Il Dott. Giorgio Tino occupava con una poltroncina, ad uso presidenziale, il corridoio centrale ovviamente in prima fila.
Il segretario confederale Foccillo ha introdotto i lavori e collegati tra loro i vari interventi che poi si sono succeduti.
Prima a parlare, circa cinquanta minuti, Salvatore Bosco, intervento deciso ed equilibrato e pragmatico, sembrava volesse fare un “out out” oppure un “dictat” ai presenti, leggi il suo intervento.
L’On. Del turco, il ministro uscente, che è seguito a Bosco nell’intervento, ha parlato con grande sicurezza e chiarezza, con toni un po’ dimessi, spiegando in circa trenta minuti la riforma ed il suo senso. Inoltre ha fatto chiaramente capire che comunque vadano queste elezioni, lui, non tornerà alle finanze. Aggiungiamo noi è stato una stella cometa nella nostra vita. Un intervento davvero illuminante.
Ha seguito il ministro il Dott. Tino, il quale nei suoi venti minuti di intervento ha parlato di equiaffinità tra lui ed i quattro direttori delle agenzie fiscali, ma poi ha cominciato a dare direttive di ordine esecutivo sul tipo di dare vita ad una politica comune di controlli preventivi al fine di debellare definitivamente l’evasione fiscale. Noi aggiungiamo di dissanguare peggio quelle che già sono agonizzanti.
E’ stato poi l’intervento del Dott. Guaiana, preciso e distinto, nel suo inconfondibile e bello accento siciliano, ha parlato, nei suoi dieci minuti, del suo attaccamento alla Sicilia e della sicurezza di poter risolvere, a breve, del problema delle Dogane, sorto tra uomini in divisa e non.
Il Dott. Picardi, per quindici minuti, ha illustrato concisamente, ma in modo molto efficace, il significato di questa trasformazione da dipartimento in agenzia e la necessità – volontà, di valorizzare le professionalità sommerse nell’agenzia del territorio.
E’ intervenuto poi il Dott. Romano, Direttore delle Entrate, persona molto distinta, nei suoi quasi trentacinque minuti di intervento ha risposto, in modo seccamente risentito, alle accuse mossegli dalla stampa di aver generato, con questa riforma, migliaia di cartelle esattoriali sbagliate, le famose cartelle pazze.
Il Dott. Romano ha spiegato che la percentuale di errore, su milioni di cartelle esattoriali prodotte, è stata bassissima, inoltre che l’agenzia delle entrate, definita un “mastodonte” ha personale mancante per quasi quattromila unità, circa il trenta per cento del totale.
Ha parlato della riforma in agenzia come un grosso risparmio sulla spesa pubblica messo in atto già a partire dal primo gennaio.
E’ intervenuto poi il Direttore generale dell’Agenzia del Demanio, l’architetto Spitz. Dobbiamo dire che i suoi sono stati dieci minuti di ottima lettura e di buoni propositi.
Ha concluso Adriano Musi. Quaranta minuti con tutti e contro tutti. Abbiamo ancora molti dubbi. Sarà stato il fatto che era l’ultimo intervento, erano quasi le 14 e noi eravamo al minimo della soglia di attenzione. Non capivamo più nulla.
Dal canto nostro, oltre a fare foto, abbiamo colto l’occasione per salutare vecchie e nuove conoscenze, tra cui il Dott. Favale, che si è complimentato per il nostro imminente contratto. Abbiamo salutato molti rappresentanti sindacali confederali, lì presenti, abbiamo salutato il Dott. Labellarte, il Direttore Picardi ed il Dott. Di Maria, il quale ci ha confermato che il contratto di li a poco sarebbe stato discusso.
Infine abbiamo salutato Bosco e Roberto Cefalo, ai quali vanno i nostri complimenti per l’ottimo spunto e l’ottima organizzazione del convegno.
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