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lunedì 28 novembre 2001







IL Messaggero:

LO SCONTRO SUI LICENZIAMENTI

Articolo 18, prove tecniche di sciopero generale
Oggi vertice tra Berlusconi e i sindacati. Maroni: "Basta con i tabù, è una norma che crea lavoro"
di LUCIANO COSTANTINI

ROMA — Lo sciopero generale è legato all’esito del vertice di oggi pomeriggio a palazzo Chigi tra sindacati e Silvio Berlusconi, anche se il telegramma di convocazione, fino a ieri sera, non era arrivato nelle segreterie di Cgil, Cisl, Uil. Archiviata, temporaneamente, la spinosa questione del riassetto delle pensioni, adesso oggetto di confronto al calor bianco è diventato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello sui licenziamenti, che l’esecutivo vorrebbe sospendere, in via sperimentale e solo in tre casi (in cambio di un indennizzo in denaro), e che il sindacato, invece, è intenzionato a difendere a oltranza.
Una segreteria unitaria, prevista, per ieri pomeriggio è slittata ad oggi, ma Cofferati, Pezzotta ed Angeletti si sono visti in serata segretamente - si fa per dire - per elaborare una strategia comune, proprio in vista dell’incontro odierno con il premier. Si sa che i tre leader sindacali sono contrari ad ogni possibile "manipolazione" dell’articolo 18 (la cui validità peraltro è stata confermata da un referendum), ma è sulla risposta da dare che le sensibilità sono diverse: la Cgil, che ha chiesto al direttivo un mandato "per iniziative più efficaci di mobilitazione", vuole il ritiro di tutte le deleghe e non avrà alcuna esitazione a proclamare uno sciopero generale mentre la Cisl è intenzionata ad andare a vedere le carte. La Uil pare orientata allo sciopero. Dice il numero due, Adriano Musi: "Quel che ci dirà Berlusconi conterà poco rispetto a una eventuale conferma dell’intenzione di procedere all’abrogazione di quell’articolo 18". Per completezza di informamzione c’è da dire che la Cisl non è contraria all’arbitrato, anzi. Solo che la confederazione di via Po vorrebbe affiancare il nuovo istituto (con riferimento a norme e contratti) all’articolo 18; sarebbe il lavoratore, in caso di licenziamento, a scegliere uno dei due canali. La Uil ha proposto con Larizza, e ancora qualche mese con Angeletti, la sospensione dell’articolo 18 per tre anni nelle regioni del Sud. Vedremo cosa accadrà questa sera, dopo una riunione unitaria delle segreterie e sopratutto al termine del faccia a faccia con il governo. Quattromila lavoratori delle fabbriche torinesi - secondo dati della Fiom/Cgil - la loro risposta l’hanno già data scioperando spontaneamente per un’ora nelle fabbriche torinesi.
Il ministro del Welfare, da parte sua, continua ad insistere sui vantaggi del provvedimento. "Ognuno - dice Maroni - è libero di prendere le decisoioni che crede, ma probabilmente non si è considerata la portata della norma. Capisco che l’articolo 18 è una sorta di tabù, ma raccomando di valutare gli effetti concreti di questa norma che non è una guerra di religione, ma una misura specifica che riguarda un numero marginale di lavoratori, ma soprattutto aumenta la stabilità dei contratti e a aiuta a far emergere il lavoro sommerso". L’articolo 18 verrebbe sospeso per 4 anni per i lavoratori che emergono dal sommerso, per quelli che passano dal lavoro determinato a quello indeterminato e per le aziende che, attraverso nuove assunzioni, supereranno la soglia dei 15 dipendenti".






La Stampa:
Rottura Governo-sindacati
Sindacati: sciopero articolato in tre giorni
27 novembre 2001

ROMA. I sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil hanno dichiarato lo sciopero generale dopo la rottura di ieri sera con il governo sull'art.18 dello Statuto dei lavoratori che regola i licenziamenti, e sul pubblico impiego. Decise due ore di sciopero per tutti i lavoratorì articolato su tre giorni, dal 5 al 7 dicembre con assemblee in tutti i luoghi di lavoro. Proclamato anche uno sciopero dei lavoratori della pubblica amministrazione per il 14 dicembre.
La rottura con il Governo "è politica", ha detto in una conferenza stampa tenuta insieme agli altri leader sindacali, il segretario generale della Uil Luigi Angeletti. "Si tratta - ha aggiunto il segretario generale della Cgil Sergio Cofferati - di una risposta immediata. Poi calibreremo le altre iniziative. Per far recedere il Governo dalle sue opinioni. L'obiettivo - ha sottolineato Cofferati - è costringere o convincere - la sostanza non cambia - a ritirare le norme su articolo 18 e arbitrato".

Poco prima dell'inizio della riunione delle segreterie congiunte di Cgil, Cisl e Uil che hanno deciso la forma di lotta da attuare, la Cisl, attraverso il segretario confederale Pierpaolo Baretta, aveva annunciato che "non faremo uno sciopero generale".

Intanto il ministro del Welfare, Roberto Maroni aveva mostrato stupore. "Per un accordo tra le parti sociali sull' articolo 18 c'è tempo fino a febbraio" ha detto Maroni questa mattina, che ha ribadito l'invito a Cisl e Uil a non cedere "a chi vuole una rottura immotivata e ingiustificata".

Sui licenziamenti ieri c'era stata la rottura tra Governo e sindacati. Il Governo ha confermato la delega sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E non erano bastate le affermazioni del ministro del Welfare, Roberto Maroni, per il quale il testo delle delega "non è blindato", ma suscettibile di correzioni sulla base di un accordo tra le parti sociali.

Nell'incontro di ieri sera il presidente del consiglio Silvio Berlusconi doveva dare ai leader di Cgil Cisl e Uil una risposta definitiva alla richiesta di ritirare la delega sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quella che prevede alcune modifiche alla disciplina dei licenziamento senza giusta causa.

Il Governo ha invece ribadito che la delega sulla riforma del mercato del lavoro resta così com'è: "Non è possibile ritirarla - ha spiegato Maroni - perchè è tecnicamente, costituzionalmente impossibile ritirare un provvedimento già presentato". "Ma non è un testo blindato", ha detto il ministro che, nel tentativo di tenere aperto uno spiraglio, ha affermato che "il Governo è disponibile a recepire, sulla base del metodo dell'avviso comune, un'eventuale intesa tra le parti sociali, qualora questa arrivi nei tempi di approvazione del Collegato alla Finanziaria". Il Governo, quindi, "si impegna a sostituire la propria proposta di modifica dell'articolo 18 con un eventuale accordo tra le parti".

Ma per i sindacati non cambia nulla. "Avevamo chiesto di rinunciare a qualunque modifica dell'articolo 18 - hanno spiegato ieri sera i leader di Cgil Cisl e Uil, Sergio Cofferati, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti - e ci aspettavamo dal Governo una risposta diversa. Invece, ci hanno dato una riposta negativa e ci hanno anche detto che non ci sono risorse aggiuntive per i contratti pubblici".

"A questo punto - ha detto ieri Angeletti - col Governo non può che essere rottura". E sullo sciopero generale, ha spiegato Cofferati" si deciderà insieme domani, nel corso di una riunione della segreteria unitaria".

L'iniziativa di Cgil Cisl e Uil, quindi, potrebbe essere quella di mettere in campo una serie articolata di scioperi, per settori e territorialmente, che gradualmente potrebbe portare anche allo sciopero generale.

Ma la Cisl questa mattina ha preso le distanze. Il segretario confederale Pierpaolo Baretta ha ribadito che non ha intenzione di fare uno sciopero generale ma di attuare forme di protesta (scioperi) articolate contro la sospensione, decisa dal governo, dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori.

"Sono rimasto molto stupito": questo il commento sulla rottura di ieri nelle trattative governo-sindacati, del consigliere incaricato per le relazioni industriali di Confindustria, Guidalberto Guidi, secondo il quale quando si parla della modifica dell' art.18 "è sbagliato parlare di licenziamenti" e si dovrebbe smettere di affrontare questo problema con un atteggiamento dogmatico.

Quanto alla prospettiva di uno sciopero generale, Guidi ha precisato che "ognuno si assume le proprie responsabilità". "Non mi permetto mai - ha detto Guidi avvicinato a margine di un'audizione in Senato - di valutare quello che decidono di fare le grandi confederazioni come Cgil, Cisl e Uil. Mi continua a stupire - ha aggiunto tuttavia - sentir parlare di licenziamenti quando si parla di modificare l'art.18: è come sentir parlare di pioggia quando tira il vento, non c'entra niente".

Per quanto riguarda le pensioni, infine, il Governo non ha ancora presentato a Cgil Cisl e Uil la sua proposta definitiva: il testo sarà consegnato mercoledì prossimo quando - come concordato oggi - riprenderà il confronto sulla riforma della previdenza.









Il Sole24Ore

Lavoro: Alemanno, sciopero reazione esagerata
Radiocor - Roma, 27 nov - "Resto perplesso per la scelta dei sindacati di indire uno sciopero totale, anche se solo di due ore". Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole, Giovanni Alemanno. L'intervento sull'art.18, "su cui in ogni caso ho gia' espresso la mia contrarieta' - dice - rimane infatti un intervento di portata limitata, e comunque non tale da giustificare reazioni di natura ideologica".


Lavoro: Isfol, possibile obiettivo Dpef 58,5% occupazione
Radiocor - Roma, 27 nov - Sara' possibile raggiungere il tasso di occupazione del 58,5% fissato dal Dpef approvato nel luglio scorso. Lo ha detto il commissario straordinario dell'Isfol, Carlo Dell'Aringa, presentando il rapporto annuale dell'Istituto.
Quanto al 2002 "nessun istituto prevede una caduta dell'occupazione", anche se non si esclude che vi possono essere "cadute, temporanee nei prossimi due o tre trimestri".









IL Giorno

Maroni rammaricato, Governo si dichiara disponibile

ROMA, 27 NOVEMBRE 2001 - Maroni ha inoltre sottolineato la disponibilità dell'esecutivo a recepire un eventuale accordo tra le parti sociali, sostituendolo con la norma proposta attraverso la tecnica dell'avviso comune. Quella già utilizzata per la direttiva sui contratti a termine. Commentando la decisione di scioperare Maroni ha commentato: "Pur non condividendo le ragioni dello sciopero, perchè la nostra formulazione tende a stabilizzare i contratti e a creare occupazione, mantengo la disponibilità a trovare una soluzione concordata sul testo dell'articolo 18. Tanto fino a gennaio-febbraio la norma non verrà discussa e approvata.

Quindi c'è tutto il tempo per trovare una soluzione. Da parte nostra la disponibilità permane nonostante la decisione dei sindacati che mi auguro possa essere rivista. Ma non influisce sulla disponibilità del governo a discutere. Sono rammaricato ma ribadisco che il Governo è disponibile quando le parti vogliono a trovare una soluzione diversa da quella formulata dal Governo".


Maroni, prima che i sindacati indicessero lo sciopero, aveva già sottolineato, parlando con i giornalisti alla Camera, che lo spazio per la trattativa tra le parti "è molto ampio" e che il Governo è disponibile "a recepire l'accordo, sostituendolo alla nostra norma, che le parti sociali dovessero raggiungere fra loro. Più di così...". La tecnica usata per recepire l'accordo - ha spiegato - "è quella dell'avviso comune, già usata per la direttiva sui contratti a termine". Quindi l'accordo potrebbe non essere firmato da tutte le sigle? "Certo - ha risposto Maroni - l'unanimità mi sembra difficile".





La Repubblica

Cgil, Cisl e Uil scelgono la linea dura:"Il governo deve ritirare la delega"

Lavoro, licenziamenti facili; i sindacati: "Sciopero generale"
Iniziative dal 5 al 7 dicembre il 14 tocca al pubblico impiego.


ROMA - L'ottimismo del governo espresso in mattinata dal vicepremier Gianfranco Fini e dal ministro al Welfare Roberto Maroni dura lo spazio di una riunione. Il tempo necessario ai sindacati di vedersi e decidere la risposta alla rigidità dell'esecutivo sull'articolo 18 dello Statuto dei lavorati, quello sui licenziamenti facili. La risposta è quella immaginata sin da ieri: sciopero generale di tutti i lavoratori dipendenti. Sciopero spalmato lungo tre giorni, da 5 al 7 dicembre, con assemblee di base e incontri con i parlamentari. Niente manifestazione in piazza, dunque ma pur sempre una risposta dura, come spiega pure Pezzotta della Cisl: "La nostra non è una linea morbida, anzi".

Eppure, Maroni, al mattino, sembrava convinto che tutto andasse per il meglio: "Non ci sarà sciopero su un fatto marginale", aveva detto. E come lui Fini: "Non c'è uno scontro sociale, non si è trattato di una grande rottura".

Non la pensano così i sindacati. Angeletti della Uil ribadisce le parole pronunciate ieri dopo l'incontro fallito con Berlusconi: "Questa è una rottura politica". Sergio Cofferati della Cgil va nella stessa direzione: "Il nostro obiettivo è quello di costringere il governo a ritirare le norme sull'articolo 18 e l'arbitrato. Serviva una risposta immediata alle risposte negative che ci ha dato il governo non solo sui licenziamenti facili, ma anche sulla mancanza di risorse aggiuntive per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego".

E infatti per i lavoratori del pubblico impiego c'è una tabella specifica di protesta. Contro la decisione del governo di non inserire in Finanziaria le risorse necessarie per il rinnovo dei contratti ci saranno otto ore di sciopero generale fissate per il 14 dicembre.

"E' solo l'inizio", aggiunge Cofferati, che poi attacca il governo: "Vedremo in seguito come calibrare gli atti e i passi successivi, anche in relazione all'atteggiamento dell'esecutivo e all'iter parlamentare dei provvedimenti in questione. Appare evidente un rapporto stretto di interessi convergenti tra governo e Confindustria. E' chiaro che le soluzioni individuate dall'esecutivo sono quelle che Confindustria ha ripetutamente chiesto e che in questo caso il governo avalla. Per questo noi le vogliamo contrastare".

Ed è lo stesso concetto espresso da Angeletti, anche lui duro con Berlusconi: "Solo un rapporto stretto con Confindustria può giustificare questo atteggiamento. Un atteggiamento per noi inaccettabile".

(27 novembre 2001)











Stefano Ferrari








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