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mercoledì 21 novembre 2001









La Repubblica:

Fazio si allontana da Tremonti e dai suoi conti che non tornano.

Cosa è successo? Ci si chiedeva lunedì 12 novembre man mano che i tesori contenuti nel Bollettino congiunturale della Banca d’Italia venivano svelati. E’ la Banca d’Italia che ha divorziato dal Governatore o è il Governatore che ha divorziato da Tremonti?
Il fatto è che il Bollettino, dopo mesi, esattamente sei, quelli trascorsi dalla vittoria elettorale del Polo, di solare ottimismo irradiato da Antonio Fazio, è pessimista. L’economia, sostiene, nel 2002 crescerà poco, di un ammontare più vicino all’1,1 per cento che all’1,8, e certamente non al 2,3 previsto dal Governo. Anzi per farla crescere bisognerebbe varare un piano straordinario di investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno, e solo allora, forse ci si potrebbe avvicinare a quel 2,3.
Non bastasse, il Bollettino è entrato nel dettaglio colpendo la creatura che il ministro per l’Economia ha più cara, anche perché porta il suo nome: la Tremonti bis. "Il provvedimento di detassazione degli utili è scritto nel Bollettino sembrerebbe avere effetti limitati sulla spesa per investimenti del 2001 e sui piani per il 2002".
Tutta colpa degli attentati? No risponde il Bollettino: "La tensione internazionale determinata dagli attentati terroristici negli Usa avrebbe secondo il Bollettino esercitato sinora effetti complessivamente modesti".
Cosa è successo? Solo due settimane fa, alla giornata mondiale del risparmio, il Governatore vedeva la ripresa dietro l’angolo, e ancora in ottobre l’ipotesi di una serie di annate da 3 per cento l’una di crescita a partire dal 2002 veniva giudicata possibile. Addirittura probabile se il governo guidato da Silvio Berlusconi avrà fatto quello che ha promesso e che, nella convinzione generosamente coltivata dal Governatore fino a nemmeno un mese fa, certamente farà.
Strano in effetti. Negli anni passati il Governatore era stato sempre molto prudente, si potrebbe quasi dire pessimista, sulle prospettive di crescita dell’economia. Nel 1996 aveva previsto una crescita del pil tra lo 0,5 e l’uno e il pil superò sia pure di poco l’uno per cento; nel 1997 stimò una crescita dell’uno e il pil salì dell’1,8; nel ’98 andò quasi in pari. Nelle Considerazioni Finali lette il 31 maggio del 1999 la sua previsione fu che senza la riforma delle pensioni e della spesa sanitaria e la riduzione della pressione fiscale la crescita si sarebbe fermata all’uno per cento. La riforma delle pensioni non ci fu e purtroppo neanche la riduzione delle tasse, ma l’economia crebbe ugualmente dell’1,4 per cento. Nel 2000 infine la previsione di via Nazionale è stata il 2,5 e l’esito finale il 2,9.
Non solo. Nonostante che le cupe previsioni in quattro anni su cinque siano state poi superate, e che questa sia pure contenuta crescita sia stata realizzata mentre si risanavano i conti pubblici, l’idea del Governatore, ripetuta l’ultima volta il 24 luglio nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato in occasione dell’audizione sul Dpef, è rimasta che le politiche del centro sinistra abbiano compresso la crescita, convinzione accompagnata in parallelo dall’altra, che il risanamento sia stato ottenuto soltanto grazie all’aumento della pressione fiscale. Come se in quegli anni non si sia fatto altro, non si sia per esempio avviato a sostanziale risanamento pezzi importanti dell’economia nazionale come le Ferrovie e le Poste, come se non si fosse privatizzato, come se non si fossero regolati i flussi e i trasferimenti.
Va bene, in effetti probabilmente si poteva fare di più e meglio. Anche se lo scorso aprile di fronte a un aumento dell’occupazione del 2 per cento lo stesso Governatore aveva dovuto ammette che da quando era entrato in Banca d’Italia, nel 1960, di cose così non ne aveva viste mai, neanche negli anni del boom.
Nel maggio del 2001 però, per fortuna le cose cambiano. Questo sfortunato paese ha finalmente di fronte un nuovo miracolo economico, ci sono le premesse, se il governo del Polo appena insediato farà le riforme annunciate, e certamente le farà, la crescita del 3 per cento l’anno sarà finalmente a portata di mano, "anzi è una previsione modesta". Grazie anche agli "incentivi agli investimenti, che mirano a dare immediato sostegno al processo di crescita".
La svolta è il primo Dpef della nuova legislatura e della nuova maggioranza: "Io non do credibilità al documento ma alle riforme dice il Governatore in quella stessa audizione del 24 luglio e se un documento parla di riforme io ci credo, e il mio sostegno è pieno".
C’è un problema naturalmente, ed è il disastro dei conti pubblici lasciati in disordine dall’Ulivo. Un buco di 65 mila miliardi, valuta la Banca d’Italia, una voragine, il 2,7 per cento del pil, altro che l’1,2 previsto da Giuliano Amato e Vincenzo Visco prima di lasciare le loro poltrone. E’ una indicazione così forte e autorevole che il ministro dell’Economia va addirittura in televisione, irrompe nel telegiornale della sera annunciandolo, dati Banca d’Italia alla mano.
E’ il coraggio della verità, che Fazio riconosce a Tremonti parlando a Sondrio, terra di Valtellina, patria del ministro che ascolta soddisfatto le parole che suggellano, ma non ce n’era bisogno, la grande sintonia che finalmente unisce i due uomini nei due posti chiave alla guida dell’economia del paese.
Vedere in sintonia quei due ruoli così importanti è in effetti un sollievo, le indicazioni dell’uno rafforzano quelle dell’altro, non c’è più quel permanente seme del dubbio, quella critica continua che ha reso così faticosi gli anni dell’Ulivo. Adesso finalmente si va.
Arriva settembre, diventa chiaro che l’economia americana è in forte frenata, che quella giapponese è in recessione, che quella tedesca rallenta vistosamente, ma l’ottimismo resta. Arriva il giorno della tragedia, quell’11 settembre terribile, e lì forse l’ottimismo diventa un dovere. Arriva ottobre e ancora si dice che l’economia è in accelerazione.
Con ottobre però qualche dubbio, qualche vaga ombra compare. Subito fugati. Il Governatore condivide con il servizio Bilancio del Senato qualche dubbio sulla copertura della Tremonti bis, rileva che le misure di riduzione del deficit hanno tutte carattere transitorio, nota che non c’è una riduzione della spesa corrente che anzi "nelle stime ufficiali aumenterà lievemente", accenna al fatto che "mancano interventi significativi di riduzione delle imposte". Ma la finanziaria, dice il Governatore "intende iscriversi in un’azione volta a imprimere un’accelerazione allo sviluppo del paese". E quanto alla crescita meglio lasciar perdere le Cassandre: "Come obiettivo occorrerebbe proporsi anche più del 2,3 per cento". Ovviamente se entro il 2002 si faranno le riforme annunciate in campagna elettorale e nel Dpef sulla riduzione della spesa, sulle pensioni, la sanità e soprattutto se arriverà la riduzione tanto attesa delle tasse.
Secondo le ultime stime il disavanzo non sarà di 65 mila miliardi pari al 2,7 per cento del pil ma intorno all’1,2, la crescita del pil quest’anno si fermerà all’1,8 o all’1,9 e salvo interventi straordinari nel 2002 sarà tra l’1,1 e l’1,8. La Tremonti bis non spinge gli investimenti e, quanto alla riduzione delle tasse, Tremonti ha rinviato tutto al 2003.
MARCO PANARA





Il sole24Ore:

Lavoro, via libera alla modifica dell'articolo 18

Sì del Governo al riordino del mercato. Rinviati i provvedimenti su fisco e previdenza.di Serena Uccello .

Il mercato del lavoro cambia volto. Il Consiglio dei ministri ha approvato una serie di provvedimenti destinati a ridisegnare la normativa che lo regolamenterà. Il primo sì dell'Esecutivo è andato alla richiesta di delega al Parlamento sul riordino del mercato. La delega, secondo quanto si apprende, è stata approvata con tutti i contenuti presentati dal ministro del Welfare, Roberto Maroni. Via libera, quindi, alla sperimentazione della modifica dell'articolo 18 per alcuni casi e al ricorso all'arbitrato per risolvere i contenziosi del lavoro.
Stop, invece, e rinvio a dicembre, quando saranno approntati i provvedimenti di riforma su fisco e previdenza, per la proposta di richiesta di deleghe sulle imprese non profit e sulla partecipazione dei lavoratori al capitale azionario, favorendo "Statuti partecipativi facoltativi", come ha precisato il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, al termine della riunione di Governo. Quello sul mercato del lavoro è, dunque, ha spiegato Fini, "solo il primo anello di una catena" che si allungherà con la prossima richiesta di deleghe sugli altri temi e "dimostra la volontà riformatrice del Governo".
Quattro gli obiettivi indicati dal ministro Maroni: "Realizzare un mercato del lavoro trasparente ed efficiente, realizzare politiche dell'occupabilità, introdurre tipologie contrattuali per l'adattabilità di imprese e lavoratori, riconoscimento di un maggior ruolo delle organizzazioni di tutela e rappresentanza dei lavoratori".
Importanti novità anche sul fronte dei licenziamenti. Il provvedimento del Governo prevede infatti "il superamento temporaneo e parziale dell'articolo 18" con ricorso su base volontaria all'arbitrato e anche con l'individuazione di tre casi particolari in cui si introduce il risarcimento al posto del reintegro: aziende che emergono, trasformazione di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, superamento della soglia dei 15 dipendenti.
Per la riforma del mercato del lavoro Maroni ha parlato di interventi che possono essere immediatamente attuati e anche di iniziative che hanno "il respiro della legislatura": "Lo Statuto dei lavori che dovrà sostituire lo Statuto dei lavoratori del 1970". Tra le misure principali enumerate dal ministro figurano la revisione del collocamento che consente ai privati, previo accreditamento, di intervenire nell'intermediazione di manodopera, l'eliminazione del vincolo dell'oggetto esclusivo per le società di lavoro interinale, il passaggio da una politica passiva ad una politica attiva sul mercato del lavoro (formazione, reimpiego) "ad invarianza di spesa a carico dello Stato" e revisione degli ammortizzatori sociali. È previsto il riordino di apprendistato e contratti di formazione lavoro, si disciplinano nuovi contratti: a chiamata, temporaneo, occasionale, accessorio, a prestazioni ripartite, si rivede la collaborazione coordinata e continuativa.





IL Messaggero:

L’Agenzia on line Entrate, nuovo sito Internet. L’estratto conto fiscale sul web
ROMA - Proseguono gli sforzi dell'Agenzia delle Entrate per rendere meno difficoltoso il rapporto tra i contribuenti e il fisco: da domani, 21 novembre, partirà la nuova versione del sito Internet dell'Agenzia (www.agenziaentrate.it) realizzata con la Sogei. Il restyling, illustrato dai vertici dell'Agenzia, non riguarderà solo la veste grafica (peraltro resa più leggera e vivace) ma soprattutto i contenuti e il livello di interattività. Per fruire del nuovo servizio però bisognerà fare richiesta del pin code: il codice identificativo personale che servirà appunto a personalizzare il servizio richiesto. Tra le novità, la possibilità di avere via e-mail il proprio estratto conto fiscale che permetterà di conoscere, ad esempio, quali sono i rimborsi a cui si ha diritto, oppure di ricevere a casa il modello di dichiarazione dei redditi già precompilato. A quel punto basterà un click per confermare i dati e pagare sempre on line. Anche lo scadenzario fiscale sarà personalizzabile: attualmente si può scaricare in due versioni, ma molto "pesanti". Da domani si potrà invece "tagliare" su misura inserendo, ad esempio, la propria professione o le scadenze che si vogliono ricordare. E per chi ha ancora dubbi sull'euro ci sarà una sezione dedicata con tanto di euroconvertitore e link utili.
All’Agenzia sono convinti che le innovazioni sono necessarie perché sempre più italiani si affidano al web per regolare i rapporti con il fisco. Il direttore Massimo Romano ha fatto sapere che a tutt’oggi le dichiarazioni Unico arrivate via Internet sono state 404.000.
Ora si punta molto sullo sviluppo dell'F24 telematico per diminuire gli errori. Secondo Romano, 300.000-400.000 errori nelle dichiarazioni dipendono solo dal ritardato versamento. Sempre con l’obiettivo di evitare le code agli uffici, entro il 2002 anche i cittadini potranno registrare i contratti d’affitto via Internet. L’operazione sarà obbligatoria per i grandi enti dall’inizio dell’anno.





Il sole24Ore:

POLITICA

Occupazione: il piano d'intervento di MaroniContratti "a chiamata" e "a progetto", salari differenziati tra Nord e Sud, meno vincoli per assunzioni e licenziamenti, sono i punti chiave del "libro bianco" di Nicoletta Cottone
Novanta pagine per proporre meno vincoli per assunzioni nel mondo del lavoro: collocamento privato più forte, part time più flessibile, nuovi contratti. Sono alcuni delle proposte contenute nel “Libro bianco sul mercato del lavoro”, presentato dal ministro del Welfare Roberto Maroni a imprese e sindacati, con lo scopo di aumentare il tasso d’occupazione del Paese, in particolare nel Mezzogiorno.
Se, da una parte, viene ridimensionato il contratto di formazione lavoro, da tempo nel mirino dell’Unione europea, concepito nel libro come strumento per realizzare un inserimento mirato in azienda, dall’altra viene valorizzato il ruolo dell’apprendistato come strumento formativo del mercato.
Il disegno complessivo mira a bonificare il tessuto occupazionale italiano, con una forte spinta alla regolarizzazione del lavoro non dichiarato. Viene così varata la nascita di nuovi contratti: “intermittenti” (detti anche a “chiamata”), per prestazioni occasionali e discontinue, “a progetto” legati nell’ambito temporale alla realizzazione di un determinato programma di lavoro. Questo per evitare l’utilizzazione delle collaborazioni coordinate e continuative in funzione elusiva rispetto alla legislazione di tutela del lavoro subordinato.
Nasce poi uno “Statuto dei lavori” con un nucleo essenziale di norme e principi inderogabili, utili ad arginare forme di competizione basate sul dumping sociale (lavoro nero, forme di sfruttamento minorile e così via). Le garanzie aggiuntive sarebbero invece affidate alla contrattazione collettiva e individuale. Potrebbero essere previste, per esempio, maggiori garanzie legate all’anzianità di servizio, nell’ambito del nuovo sistema di tutela che il libro bianco definisce “a garanzia variabile”. Il Governo ritiene dunque indispensabile una complessiva rivisitazione del nostro ordinamento giuridico del lavoro, estendendo minimi di tutela a tutte le forme in cui si estrinseca l’attività lavorativa. Fra le altre, il libro ricorda che l’Italia è il Paese europeo con il più basso tasso di occupazione generale, e femminile in particolare, e con il più alto tasso di disoccupazione di lungo periodo e il più marcato divario territoriale.
Gli interventi sul part time riguardano il superamento di due vincoli che, secondo il Governo, hanno frenato il ricorso al tempo parziale: da una parte la contrattazione collettiva può prevedere clausole elastiche in ordine alla sola collocazione temporale della prestazione lavorativa, introducendo un elemento di rigidità in un istituto che potrebbe regolarizzare diverse forme di lavoro a intermittenza; dall’altro il libro segnala il problema derivante dalla possibilità per il lavoratore di ripensare le clausole elastiche che disciplinano il lavoro part time.
Si punta anche a coordinare la disciplina del lavoro temporaneo e quella dei contratti a termine. Non solo lavoro, ma “better job”. “Da una parte – spiega il ministro del Welfare – interventi per risolvere il problema dell’assenza di lavoro, dall’altra elevare lo standard di qualità del lavoro”.
Novità anche sul fronte della concertazione. Il nuovo metodo proposto è il dialogo sociale. “Metodo sicuramente meno rituale della concertazione – spiega il ministro Maroni – diventata ormai un rito con liturgie poco efficaci e concrete. Dialogo sociale significa massimo rispetto del ruolo delle parti sociali, della loro autonomia e massima disponibilità, senza pregiudiziali, verso le posizioni di tutti. Ma significa anche massima responsabilità del Governo nel prendere decisioni. Questo non vuol dire che tutti devono essere d’accordo su tutto,altrimenti non si fa nulla”. Si parla di una rivisitazione dell’attuale modello che punti alla flessibilità: da una parte il Ccnl potrebbe assumere il ruolo di accordo quadro per salvaguardare le retribuzioni minime, fissando standard minimi comuni, dall’altra si punterebbe a rafforzare la contrattazione decentrata rendendo più flessibile la struttura della retribuzione.
Difficile la situazione sul fronte pensionistico. Dal 2010, infatti, secondo i risultati del rapporto sulla spesa previdenziale elaborato dalla Commissione Brambilla, la spesa per le pensioni diventerà drammatica, soprattutto per l’andata in pensione della generazione del baby-boom. Nei prossimi mesi, infatti, la spesa pensionistica crescerà al tasso annuo del 2,4%, tanto che dopo il 2010 il rapporto fra spesa pensionistica e Pil volerà al 16 per cento. L’obiettivo del Governo è anche quello di far decollare la previdenza complementare, con un sistema misto pubblico e privato. Sarà anche introdotta una delega per definire lo status giuridico del terzo settore. Sul sito del ministero del Lavoro è attivo un forum di discussione sui temi trattati nel libro bianco.
18 ottobre 2001




La Stampa:
(Del 20/11/2001 Sezione: Economia Pag. 23)

SLITTATO A QUESTO POMERIGGIO L´INCONTRO A TRE, MA IL FRONTE CGIL-CISL-UIL SI PRESENTA COMPATTO. POSSIBILE UNO SCIOPERO GENERALE Lavoro, sindacati da Berlusconi pronti alla protesta Oggi il vertice sull´articolo 18: "Toglietelo dalla delega sulla flessibilità"
ROMA IL fronte sindacale sembra compatto - e intenzionato a fare la voce grossa sui licenziamenti - alla vigilia dell´incontro di oggi pomeriggio con Silvio Berlusconi. Non è ancora chiaro in che cosa questa "voce grossa" si concretizzerà, se come pare probabile il Cavaliere non accetterà di ritirare la norma più contestata (quella sull´articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori) dalla delega legislativa sulla flessibilità. Una strada che i leader sindacali stanno considerando è quella delle iniziative di mobilitazione, magari con un crescendo che porterebbe allo sciopero generale nazionale. Ma è anche vero che in queste ore dall´esecutivo si moltiplicano i "sondaggi" nei confronti delle sigle sindacali che - sulla carta - potrebbero assumere un atteggiamento più morbido sulla questione dei licenziamenti. Alla vigilia dell'incontro, il ministro del Welfare Roberto Maroni difende la bontà della sua proposta. "Ognuno - spiega il ministro, rivolto ai sindacati - è libero di prendere le decisioni che crede, ma probabilmente non si è considerata la portata di questa norma. Capisco che l'articolo 18 è una sorta di tabù, ma raccomando di valutare gli effetti concreti di questa legge. Non è una guerra di religione, ma una norma specifica che riguarda un numero marginale di lavoratori, ma soprattutto, aumenta la stabilità dei contratti di lavoro e aiuta a far emergere il lavoro sommerso e irregolare". Insomma, "facendo emergere situazioni sommerse, concede diritti a lavoratori che non ne hanno". Naturalmente, l´ultima parola sul da farsi spetterà a Silvio Berlusconi. Appare però difficile che il Cavaliere possa accettare di fare un pubblico dietro front davanti al "niet" dei sindacati, con tutto quel che questo implicherebbe, davanti all´opinione pubblica e a Confindustria. L´unico terreno di mediazione immaginabile, indicano fonti ministeriali, potrebbe essere un "congelamento" della norma sui licenziamenti, in cambio dell´apertura di un tavolo più complessivo sullo "Statuto dei Lavori" di cui parla il "Libro Bianco" del ministro Maroni. Si vedrà oggi pomeriggio. Ieri era previsto un incontro al vertice tra Cofferati, Pezzotta e Angeletti per decidere il da farsi; l´incontro è stato poi rimandato al primo pomeriggio di oggi, mentre si sono riunite (separatamente) le segreterie delle tre confederazioni. Come prevedibile, la più dura è stata la Cgil: proporrà infatti alle altre sigle di concordare "iniziative di lotta più efficaci" per ottenere il ritiro di tutte le deleghe che riguardano materie economico-sociali. Nel governo, c´è chi spera in un "ravvedimento" della Cisl e della Uil: ma le organizzazioni di Pezzotta e Angeletti per ora sembrerebbero tutt´altro che disponibili. L´unica "apertura" leggibile nelle decisioni delle segreterie di ieri consiste nella volontà di rinviare ogni decisione su iniziative di lotta fino alla conclusione dell´incontro con Berlusconi, e dal concentrarsi delle obiezioni soltanto contro le norme sui licenziamenti e l´arbitrato, anziché sul complesso della delega. Il numero due Uil Adriano Musi replica duramente a Maroni: "Le dichiarazioni su un eventuale aumento dell'occupazione sono assolutamente prive di senso. Questi signori che provengono dal Nord farebbero bene a fare un giro nelle fabbriche per capire meglio cosa significa l'abolizione dell'articolo 18. Glielo spiegheranno i lavoratori se aumenta l'occupazione o no". E in attesa delle mosse dei loro leader, molte strutture sindacali e tante fabbriche già si sono attivate. Ieri nella cintura torinese molte fabbriche hanno fermato il lavoro (si parla di 4.000 scioperanti, per mezz´ora o un´ora). Per tre ore hanno incrociato le braccia anche i dipendenti dello stabilimento Fiat di Cassino.







Stefano Ferrari








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