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martedì 20 novembre 2001








La Repubblica:
del 15 novembre

Novità sulle pensioni, che però saranno chiarite alla Camera, sulla scuola e sulle detrazioni per i figli a carico.
Finanziaria, sì del Senato manovra da 34mila miliardi


ROMA - La Finanziaria viene approvata dal Senato con 150 voti favorevoli, 82 contrari e 2 astenuti. Questa sera sarà votato il bilancio e poi il disegno di legge sarà pronto per passare alla Camera. Una Finanziaria, che non "esce ammaccata, ma anzi arricchita", come ci tiene a dire il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Una Finanziaria "pessima, che conferma le vane promesse fatte in campagna elettorale", come ribadisce l'opposizione di centrosinistra.

La manovra si conferma di 34mila miliardi, di cui 17mila finalizzati a interventi in favore dell'economia. Tra le novità apportate ci sono la rimodulazione dei tetti di reddito per beneficiare dell'aumento a un milione per la detrazione sui figli; la proroga a tutto il 2002 per lo sconto fiscale del 36% sulle ristrutturazioni di interni fabbricati; l'aumento delle risorse per il rinnovo del contratto della scuola; la liberalizzazione, entro cinque anni e del mercato dei servizi pubblici locali. E' stata invece rinviata alla Camera l'introduzione in finanziaria dei criteri per l'assegnazione dell'aumento delle pensioni minime.

DETRAZIONI FIGLI
Da gennaio 2002 aumentano a un milione, ma contemporaneamente viene bloccato il previsto calo delle aliquote Irpef. L'aumento spetta alle famiglie con un reddito fino a 70 milioni e un figlio a carico. Per chi ha due figli a carico il tetto di reddito sale a 80 milioni e a 90 milioni con tre figli. Per le famiglie più numerose non ci sono soglie di reddito.

PENSIONI
Vengono stanziati 4.200 miliardi che serviranno ad aumentare a un milione le pensioni minime. L'aula del Senato non ha chiarito i criteri per la platea dei destinatari, ma, da quanto anticipato nei giorni scorsi dal ministro del Welfare, Roberto Maroni, si tratterebbe di circa 2,5 milioni di pensionati con reddito sotto i 13 milioni.

A beneficiare dell'aumento comunque dovrebbero essere gli invalidi totali over 60 anni e gli over 70. Probabile anche un abbassamento fino a 65 anni per chi ha versato contributi grazie a un meccanismo che prevede un anno di abbassamento ogni 5 di contributi versati.

SCUOLA
L'apposito fondo per il rinnovo del contratto è aumentato di 738 miliardi per il 2003 e di complessivi 1.407 Miliardi per il 2004. Via libera anche alle norme sulla riorganizzazione scolastica che prevedono, tra l'altro, la possibilità per gli insegnanti di effettuare ore straordinarie di lavoro fino ad un massimo di 24 ore settimanali complessive.

Per le supplenze fino a 15 giorni possono essere utilizzati insegnanti della stessa scuola. L'esame di maturità si svolgerà con una commissione interna e un presidente esterno.

BLOCCO ASSUNZIONI
Per il 2002 le assunzioni non sono permesse nelle pubbliche amministrazioni, compresi province e comuni (scuola esclusa). Possono procedere ad assunzioni soltanto gli enti virtuosi, che nel 2001 abbiano rispettato il patto di stabilità interno. Il blocco ha però diverse deroghe.




La Repubblica:
del 18 novembre

Dalla tribuna di Pesaro il leader Cgil non fa marcia indietro "Questo è il mio partito, la scissione è una sciocchezza"

Sergio Cofferati: "Nei Ds idee diverse di riformismo"
"Cosa propone la maggioranza della Quercia sui temi del lavoro?
Io non l'ho capito"
dal nostro inviato MATTEO TONELLI


PESARO - Quindici minuti per indicare la sua strada per il riformismo. Quindici minuti per rispondere al neo segretario Piero Fassino, per negare, con fermezza, ogni tentazione di correre in proprio. Un discorso da leader, parole pronunciate per fare capire a tutti che Sergio Cofferati dentro i Ds ci vuol stare e fare pesare il suo peso. Ora come semplice iscritto, domani chissà. Cofferati chiede, pretende, regole e dibattito all'interno del partito e alla fine concede: "Leviamo di mezzo sospetti reciproci". Lo dice e lo ripete Cofferati: "Questo è il mio partito e penso che si debba partecipare tutti ad una sfida delle idee". Nessuno si faccia illusioni: il Cinese ha intenzione di giocare la sua parte fino in fondo.

Parte citando la manifestazione dei metalmeccanici di Roma. Le duecentomila tute blu in piazza. Fassino aveva accennato di sfuggita alla protesta, D'Alema invece ne aveva sottolineato l'importanza. "Cosa propone a loro la maggioranza di questo partito che si dichiara riformista? Confesso di non averlo capito", attacca Cofferati. Quello che il leader della Cgil ha capito e scandisce dal palco è che in questa sala del Palasport ci sono due diverse idee di riformismo, "diverse". La sua Cofferati la enuncia nel corso dell'intervento: quello di Cofferati è un riforsmismo che non accetta la guerra come l'unica soluzione al terrorismo, "nemico terribile"; è un riformismo, continua il leader della Cgil, che "non resta silente davanti al depauperamento dell'economia che ha contribuito a risanare con grandi sacrifici"; un riformismo che vede "come pratica insidiosa e devastante la somma del liberismo degli industriali e il populismo della destra che governa. La sfida continua Cofferati non è quella della modernizzazione ma la difesa della libertà delle persone e delle forme associative".

Non accetta lezioni sull'unità sindacale, Cofferati. Bacchetta chi, prima di lui, ha sciorinato questa "litania". Piuttosto dice "dateci uno strumento per realizzarla". La legge sulla rappresentanza sindacale "è morta in Parlamento non per le divisioni nel sindacato ma per una scelta politica che io non condivido".

Cofferati tocca uno dei temi ricorrenti in questo congresso: come guardare alla globalizzazione. "Il riformista spiega è colui che chiede più democrazia nelle organizzazione mondiali". Senza chiudere gli occhi davanti alle richieste delle migliaia di giovani che hanno protestato a Genova.

Per chiudere ogni spazio a sospetti di scissione, Cofferati sceglie una citazione dal suo repertorio di appassionato del melodramma. Siamo a Pesaro e dunque ricorda Rossini che nel Barbiere di Siviglia fa cantare "a Don Basilio la nota aria sulla calunnia: quando un'auretta assai gentile si trasforma in un terremoto, un temporale che l'aria fa rimbombare". Quando accade questo "i danni sono inevitabili". Cofferati lo dice senza mezzi termini: "L'aver affacciato l'idea della scissione per poi negarla può produrre esattamente questo temporale". Nessuno pensi ad un Cofferati a capo di un nuovo partito della sinistra: "Il sindacato questa questione l'ha chiusa nel 1906, quando decise di non scendere direttamente in politica e fondare un partito".

L'ultimo applauso accompagna le parole del segretario della Cgil. Lascia il palco, abbraccia Giovanni Berlinguer, stringe la mano a Fassino. Mentre la sala applaude, D'Alema si alza e gli stringe la mano. Più tardi il presidente dei Ds dirà: "La novità dell'intervento di Cofferati è la volontà di lavorare insieme". Tra i delegati in platea c'è chi ascolta e tira un sospiro di sollievo. Massimo D'Alema è tra i primi a congratularsi




IL Messaggero:

In attesa di un vertice con il premier Berlusconi
Licenziamenti: oggi Cgil, Cisl e Uil
mettono a punto i piani di battaglia
ROMA - Non accenna a stemperarsi la tensione sulle vicende legate alla delega per la riforma della legge sui licenziamenti. I sindacati restano sul piede di guerra. Oggi si riuniranno insieme segreterie di Cgil, Cisl e Uil per cominciare a stabilire il da farsi anche in vista di un possibile incontro con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, probabilmente martedì.
Dopo l’annuncio da parte di Sergio Cofferati di una possibile rottura dei rapporti col governo nei giorni scorsi segnali di forte irritazione sono arrivati anche da Cisl e Uil.
Per il leader della Cisl Savino Pezzotta ogni decisione sul da farsi sarà presa dopo l'incontro con Berlusconi. Tuttavia il sindacalista non ha risparmiato una battuta nei confronti del ministro degli Affari sociali Roberto Maroni, che ha definito "grottesco" l' eventuale ricorso allo sciopero, invitandolo a "giudicare grottesche le cose che fa lui". Ma il segretario della Cisl ha anche bocciato la formula dell'arbitrato proposta dal governo e ha sottolineato senza mezzi termini che "lo statuto dei lavoratori è un diritto di civiltà e, pertanto, non può essere modificato".
Di estremi di incostituzionalità sull' applicazione della modifica dell'art.18 dello statuto dei lavoratori ha parlato invece il segretario della Uil Luigi Angeletti.




IL Manifesto:

"Sciopero generale dei sindacati", o la Cgil vada avanti da sola
Domani riunione "sul da farsi" di Cgil Cisl e Uil, poi il direttivo Cgil. Ma Berlusconi chiama i sindacati
CARLA CASALINI
"Questa non è una nottata da passare, ma l'avvio di una fase dura e difficile, ma nuova" aveva detto il segretario della Fiom Claudio Sabattini in piazza S. Giovanni. Che deciderà la Cgil, che riunisce domani e martedì il direttivo nazionale? "Credo - ribadisce Sabattini - che deve decidere davvero, adesso, la strategia per i prossimi mesi, e penso che la risposta da darsi in tempi brevissimi al governo e alla Confindustria non può che essere generale". Dopo la risposta dei meccanici, "non si può tornare indietro".Domattina è in programma anche la riunione dei tre segretari confederali - "faremo a Cisl e Uil una proposta di azioni di contrasto", ha anticipato Sergio Cofferati - ma ci si mette di mezzo Silvio Berlusconi, che ha fissato un incontro ai sindacati martedì sera.
Il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta sbotta in un "grottesco sarà quello che fa Maroni", rivolto al ministro del welfare che aveva dichiarato "grottesco" uno sciopero generale; poi ripete che l'articolo 18 "non si tocca", e non va bene neppure "l'arbitrato" proposto dal governo. Ma la Cisl, se non manda giù "la delega" che il governo si è attribuita sulla materia del lavoro (saltando la "concertazione), ha però scelto da tempo una propria via all'"arbitrato" per affrontare quei licenziamenti fatti senza motivo giustificato (oggi affidati alla magistratura). "Per sveltire le procedure processuali", dicono alcuni dirigenti; "scelto dalle categorie lavorative, affidando a loro le modifiche", precisa Raffaele Morese, ex sottosegretario al lavoro e ex dirigente Cisl; e dalla stessa area, l'ex ministro del lavoro e attuale senatore della Margherita, Tiziano Treu, sottolinea: "noi abbiamo una proposta seria di arbitrato, sostenuta da Rutelli". Chiude il discorso Cisl il segretario confederale Bonanni: "Credo non ci siano le condizioni per uno sciopero generale".
Anche il segretario generale della Uil Luigi Angeletti ribadisce il no al governo. E sottolinea, come altri, l'inaccettabilità, per lui anche "incostituzionalità", della sperimentazione illustrata dal ministro Maroni: ossia la possibilità di "licenziare ingiustamente" per le aziende sotto i 15 dipendenti che vogliano ingrandirsi (fu, a suo tempo, già proposta da D'Alema); per quelle che "escono dal sommerso"; e per tutti i contratti a termine trasformati in contratti a tempo determinato, "cosicché tra due persone con lo stesso contratto e lo stesso lavoro, uno potrà valersi dell'articolo 18, e l'altro no" insiste Angeletti, notando che l'ingiustizia non tocca pochi casi ma "il 50% della popolazione".
Inutile dire che i padroni insistono - ieri Cipolletta - che licenziare ingiustamente è molto utile allo sviluppo e all'occupazione, e spingono il governo ad andare "oltre". Uno spunto indiretto, sulle scelte di Berlusconi, viene dalla ricerca "Ergon 2002" (Italia lavoro): Berlusconi, come gli altri governi nazionali di centrodestra, tenderà a "sminuire il ruolo delle parti sociali", e accordare favore ai padroni. In proprio, giocherà sulle divisioni sindacali tentando di 'sminuire' la Cgil, procedendo tuttavia in modo moderato per evitarne l'isolamento totale, onde non rischiare di ricavarne più "svantaggi" che vantaggi.
Da parte Cgil, Walter Cerfeda (segretario per l'Europa) ricorda a Berlusconi che nel vertice europeo di Nizza tutti hanno firmato la Carta dei diritti la quale, all'art.30, sancisce che "non si può licenziare senza giusta causa". Titti di Salvo, segretaria della Cgil Piemonte, sottolinea: "l'attacco del governo, passa non solo per l'art.18, ma per la destrutturazione, con il Libro bianco, di tutto il diritto del lavoro, e dunque dei diritti indisponibili delle persone". E vi insiste il segretario dell'Emilia Romagna Gianni Rinaldini. Il sindacato confederale a tale "violenza" dovrebbe rispondere con lo sciopero generale; se così non sarà, allora la Cgil "non può non dare una risposta: lo sciopero metalmeccanico ha già dato la prima". Dalla sinistra Cgil il segretario della Fiom Piemonte Cremaschi richiama le parole di Sabattini e sottolinea che "tutta questa situazione impone di rispondere con una nuova strategia" che la sinistra ha definito "cambiare rotta". E aggiunge che nella Fiom "da domani si proverà a costruire un movimento articolato di lotta: ci staranno Fim e Uilm, che si sono espresse contro l'art.18?".




Il Corriere della sera:

Firmata la direttiva per la pubblica amministrazione
E per i tremila manager di Stato adesso arriva l’esame annuale
Saranno penalizzati i dirigenti che non raggiungeranno gli obiettivi assegnati

DAL NOSTRO INVIATO
TAORMINA - Per i tremila manager di Stato sta per partire una vera e propria rivoluzione: verranno valutati alla fine di ogni anno e se non raggiungeranno gli obiettivi assegnati potranno essere mandati a casa. Anche prima del termine contrattuale come invece prevede la legge Bassanini. Questo il senso della direttiva firmata giovedì 15 dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e annunciata ieri a Taormina dal ministro della Funzione Pubblica Franco Frattini.
"Con questa direttiva - ha spiegato Frattini - viene di fatto anticipata la legge sulla riforma della pubblica amministrazione. Gli alti dirigenti di Stato non verranno più giudicati secondo i meccanismi delle simpatie politiche. Ma andrà avanti solo chi dimostrerà di essere bravo". La legge Frattini, una volta approvata dal Parlamento, introdurrà una specie di mobilità temporanea per gli alti funzionari dello Stato: i dirigenti potranno anche prestare il loro servizio presso aziende private, come già avviene all’estero, per poi tornare, se lo vorranno. La direttiva di Berlusconi prevede che tutti gli anni, entro dieci giorni dall’approvazione della legge di bilancio, ogni ministro dovrà emanare una sua "direttiva sull’azione amministrativa e la gestione" per stabilire gli obiettivi del dicastero. La prima della legislatura sarà fondamentale. A partire dalle direttive ministeriali del 2002 tutte le amministrazioni dovranno dotarsi di un sistema per la valutazione dei dirigenti, che "entro il primo semestre 2002 dovrà essere operativo", e sulla cui base verranno corrisposti gli incentivi economici previsti dal nuovo meccanismo contrattuale.
A Taormina la pubblica amministrazione ha tentato di immaginarsi in una veste nuova, con un convegno organizzato dall’associazione dei giovani dirigenti. "Mi sono accorto - ha ammesso il ministro per l’Innovazione e le tecnologie Lucio Stanca - che anche per modificare l’organizzazione del mio dicastero ci vogliono nuove leggi, col risultato che in quattro mesi, un periodo di tempo che in una azienda privata è considerato importante, sono riuscito a fare ben poco".
Bruno Ermolli, presidente di Sinergetica, consulente di Berlusconi per la riforma della macchina statale, è convinto tuttavia che questa sia la volta buona grazie alla stabilità politica. Ma per riuscirci sono necessarie scelte decise: project financing come il modello anglosassone per le opere pubbliche, informatizzazione della giustizia per accorciare i tempi dei processi e massima diffusione delle tecnologie informatiche fino all’introduzione del voto elettronico.
Per Frattini è necessario anche agire sul rapporto fra burocrazia e cittadini ai livelli più elementari. "La prima cosa da fare - ha affermato - è tradurre in italiano il linguaggio burocratico. Non voglio più leggere, come è successo anche nell’ultimo censimento, che un pensionato venga definito "ritirato dal lavoro"".
E mentre il senatore di Alleanza nazionale Learco Saporito, sottosegretario alla Funzione Pubblica, ha spronato il governo a insistere sullo spoils system "perché è giusto mandare a casa chi non la pensa come noi, solo così si possono cambiare davvero le cose", il segretario generale di palazzo Chigi Antonio Catricalà si è detto certo che in sei mesi la macchina dello Stato sarà rivoluzionata. "Entro la prima settimana di dicembre - ha annunciato - la direttiva Frattini sarà inviata a tutti ed entro il 10 di gennaio saranno pronte le direttive dei singoli ministeri". Saranno coinvolti in prima persona i tremila alti dirigenti dello Stato, cui dipendono 300 mila funzionari e a cascata oltre tre milioni di dipendenti pubblici. In questa "rivoluzione" è prevista anche una offensiva sul fronte dell’immagine. Frattini ha così incaricato l’Osservatorio permanente Giovani editori (realizzato da Cesare Romiti, presidente della Rcs, e da Andrea Riffeser, presidente della Monrif) guidato da Andrea Ceccherini di fare proposte operative. "Potremmo ispirarci all’esperienza del Regno Unito - ha anticipato Ceccherini - che da un anno ha creato un panel di 5 mila cittadini per sondare costantemente il funzionamento della macchina pubblica". Roberto Bagnoli




La Stampa:
(Del 19/11/2001 Sezione: Economia Pag. 22)

Anche la maggioranza è spaccata sul pacchetto del lavoro: parti di An e Lega frenano mentre l´ala liberista di Fi, sotto la pressione di Confindustria chiede un´accelerazione
ROMA Nella partita sulle riforme economiche, quella di domani sarà probabilmente la mano decisiva. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi tenterà di convincere Cgil, Cisl e Uil a rinunciare allo sciopero generale minacciato di fronte alla delega approvata dal Consiglio dei Ministri per la riforma del mercato del lavoro. Dopo aver ceduto alla pressione dei sindacati e irritato la Confindustria con una proposta di riforma previdenziale ritenuta debole, Berlusconi ha davanti a sé un compito assai difficile. I sindacati non hanno affatto digerito l´idea di sospendere, anche se a titolo sperimentale, l´articolo 18 che vieta i licenziamenti nelle imprese con più di 15 dipendenti: la ritengono una provocazione gratuita e minacciano di scendere in piazza se il governo non ritirerà la delega. Sulla riforma del mercato del lavoro, però, Berlusconi non dovrà fronteggiare questa volta solo le richieste di una Confindustria delusa, ma anche le fortissime pressioni che gli giungono dall´ala liberista dell´esecutivo. Ovviamente meno interessato alla ricerca del consenso di quanto non lo sia il premier, un ministro importante come Antonio Marzano, titolare delle Attività Produttive, ha deciso di rompere gli indugi e fare della modifica dell´articolo 18 una battaglia personale, sostenendo che l´opposizione del sindacato è puramente "ideologica". Nella compagine di governo, che era stata già scossa nel corso dell´estate dalle polemiche sull´ipotesi allora ancora lontana di modificare lo statuto dei lavoratori, c´è però anche chi frena. L´ala sociale di Alleanza Nazionale, ed in primo luogo il ministro dell´agricoltura Gianni Alemanno, il ministro dell´Economia sempre di An, Mario Baldassarri, ma anche frange della Lega Nord, nonostante il loro ministro del Welfare, Roberto Maroni, sembra determinato ad andare avanti. Spaccati sul contratto dei metalmeccanici, come prima ancora lo erano stati sui contratti a termine, i sindacati sembrano essere assai più compatti di fronte alla prospettiva di sospendere l´articolo 18, considerato un elemento fondamentale del patrimonio sociale del paese. Stasera i leader di Cgil, Cisl e Uil, Sergio Cofferati, Luigi Angeletti e Savino Pezzotta, si riuniranno per mettere a punto la strategia in vista dell´incontro con il premier di domani a Palazzo Chigi. Il più agguerrito è senz´altro Cofferati, che anche ieri al congresso dei Ds a Pesaro, ha rivolto un duro attacco ai programmi dell´esecutivo. "Lo smantellamento annunciato delle protezioni sociali, la decontrattualizzazione dei rapporti di lavoro - ha detto - sono tutte tessere di uno stesso mosaico: una società ingiusta". "I contenuti del Libro bianco sul lavoro non sono solo un problema per il sindacato. La delega presentata in Parlamento è un tentativo esplicito di alterare le funzioni istituzionali. Non si è mai visto - ha detto Cofferati - mettere in campo un´ipotesi di trasformazione di una parte rilevante della costituzione materiale del paese in una sola volta". Cofferati, del resto, ha presentato al congresso Ds di Pesaro, insieme al segretario confederale della Cgil, Guglielmo Epifani, un ordine del giorno durissimo sul welfare e contro qualsiasi modifica dell´articolo 18. Odg che non è stato votato, ma che sarà all´esame della prossima direzione nazionale del partito, e sul quale potrebbero rinsaldarsi i rapporti tra la Cgil e la sinistra, attribuendo al tema della riforma del mercato del lavoro una caratura politica ancor maggiore. Consapevole di muoversi in un quadro delicato e difficile, per ora il governo si è limitato a rintuzzare, di volta in volta, gli attacchi. "Sergio Cofferati pensa che il Libro bianco sia un attentato alla Costituzione materiale del paese. Questo linguaggio, unito a comportamenti di disinteresse per il negoziato, conferma il pregiudizio di chi vuole usare il primo sindacato per un progetto politico di antagonismo radicale non solo al governo, ma più in generale a un sistema di valori condivisi dalla maggioranza e da larga parte dell´opposizione" ha detto ieri il sottosegretario al welfare, Maurizio Sacconi. In attesa del confronto decisivo di domani, si cerca di far breccia sul fronte sindacale. "Come può volere l´unità sindacale chi, definendo in questo modo il Libro bianco, dimostra di disprezzare tanto coloro che nel sindacato - ha detto Sacconi - lo hanno considerato invece un´utile base di discussione"?

r. m.







Stefano Ferrari








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