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giovedì 6 dicembre 2001





IL Messaggero:

A rischio 1.850 ex lavoratori socialmente utili della Giustizia
Al ministero la rivolta dei precari
ROMA — La travagliata storia dei lavoratori socialmente utili al ministero della Giustizia sembra essere vicina alla più triste delle conclusioni. Sei anni fa 1.850 laureati furono assunti negli uffici giudiziari di tutta Italia. L’ingaggio fu inquadrato sotto la formula, a quel tempo ancora in voga, di Lsu cioè lavoratori socialmente utili. Servivano a rinforzare gli esigui organici del personale amministrativo, per quegli uffici notoriamente afflitti da carenza di forze e di mezzi. Dopo la scadenza del loro primo contratto il governo ha rinnovato l’ingaggio in più occasioni, trasformandolo in semplice contratto a termine. Di rinnovo in rinnovo, l’ultima proroga va in scadenza il prossimo aprile.
Ma questa volta il nuovo governo sembra intenzionato a non confermare gli ormai non più giovani lavoratori ex socialmente utili. La Finanziaria non prevede le risorse per pagare i loro stipendi. Un emendamento ispirato dai sindacati e proposto da parlamentari di diversi gruppi (anche della maggioranza) stabiliva la tanto sospirata assunzione a tempo indeterminato per i mille e ottocento: è stato respinto, per la forte opposizione in particolare di An.
Protesta Rino Tarelli, segretario dei lavoratori pubblici della Cisl: "In sei anni negli uffici questi giovani hanno imparato tutto quello che c’era da imparare. Hanno tra i trenta e i quaranta anni, professionalmente sono perfetti e all’apice della loro capacità produttiva. E’ un’assurdità, si formano le persone e quando sono perfettamente istruite si mandano via. Quale azienda privata rinuncerebbe a un simile patrimonio professionale? Ed è doppiamente scandaloso — continua Tarelli — se si pensa che il ministero non potrà fare a meno di quei dipendenti: gli uffici ne hanno bisogno, se i contratti non saranno rinnovati dovranno sostituirli con nuove assunzioni".












Stefano Ferrari








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